Il capo clan Rocco Molè fu in una struttura di recupero per minorenni a Torino
Lasciò il programma di reinserimento nella società dei figli dei boss mafiosi, a seguito dell'omicidio, nel 2008, dello zio omonimo, per dedicarsi agli affari della famiglia. Rocco Molè, 26 anni, indicato dagli inquirenti come capo dell’omonimo clan ‘ndranghetista nell’ambito del blitz che stamani ha portato all’arresto di oltre 100 persone in tutta Italia (36 dei quali disposti dalla Dda di Reggio Calabria) è stato per 3 anni, quando ancora era minorenne, a Torino in una struttura di recupero gestita da “Libera” nell’ambito del progetto “liberi di scegliere” promosso dall’autorità giudiziaria minorile per il reinserimento nella società dei figli dei boss mafiosi. (Il Reggino)
Su altre fonti
Chi lo ha visto a Torino, all’opera nel progetto «Liberi di scegliere» governato dall’associazione Libera contro le mafie fondata da don Luigi Ciotti, dice che era un ragazzo intelligente. (La Stampa)
Non è bastata infatti la parentesi con Libera di don Ciotti per recidere i legami con la famiglia, per allontanarlo da quelle dinamiche e fargli cambiare vita. Se no entro dentro casa e gli taglio il cuore", dice Rocco Molè intercettato mentre parla del recupero sfumato di un carico di cocaina al porto di Livorno. (Today)
Prima di diventare il capo incontrastato di una delle più potenti cosche di ‘ndrangheta del mondo, egemone nella piana di Gioia Tauro, snodo del traffico internazionale di cocaina, Rocco Molè, 26 anni, terza, forse quarta, generazione di un casato mafioso che ha scritto la storia della più potente organizzazione criminale del mondo, aveva trascorso tre mesi a Torino con l’associazione Libera contro le mafie (La Stampa)
Il clan Molè, secondo la Dda reggina, si sarebbe allargato nelle regioni del Nord, in particolare in Lombardia, dove avrebbe impiantato i metodi classici della ‘ndrangheta, con mire espansionistiche sulla Svizzera (Approdo Calabria)
Lo conferma anche l’inchiesta odierna della Procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria, guidata da Giovanni Bombardieri, coordinata dall’aggiunto Calogero Paci ed eseguita dal personale della polizia di Stato di Reggio Calabria diretto dal questore Bruno Megali. (Gazzetta del Sud - Edizione Reggio Calabria)
Tra i dialoghi all’attenzione della Pg ce n’è uno tra Antonino Pesce, classe 93 e Rocco Molè Quello è l’anno dell’uccisione di suo zio, Rocco Molè. (Corriere della Calabria)