L'azzardo del regime

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Ucraina Guerra tra Gaza e Israele

Chi avrebbe detto che un anno dopo la strage del 7 ottobre saremmo precipitati fino a questo punto? Il conflitto in Medio Oriente sembra sfuggito di mano a tutti i protagonisti: Israele, l’Iran con la sua galassia di organizzazioni terroristiche, l’America. Ieri c’è stato il grave attentato a Jaffa, e 181 missili dall’Iran su Israele. L’impressione di una spirale infernale, in cui ciascuno restituisce colpi all’impazzata senza calcolarne le conseguenze, deve però essere seguita da un bilancio più preciso. (Corriere della Sera)

Su altri giornali

L’Iran dichiara di aver concluso il proprio attacco contro Israele dopo il lancio di circa duecento missili avvenuto nella serata di ieri, ma da Teheran arriva una minaccia ulteriore: “Pronti a una risposta più potente in caso di ritorsioni”. (Tiscali Notizie)

La differenza tra i missili lanciati ad aprile dall’Iran verso Israele e la pioggia di razzi di ieri sta tutta nelle informazioni che Teheran ha dato (o non dato) agli Stati Uniti. Ad aprile fu una sorta di show mediatico: l’Ayatollah avvertì gli Usa, che coordinarono con Israele e la Giordania la risposta allo storico (mai successo prima) attacco missilistico. (il Giornale)

. (La Gazzetta del Mezzogiorno)

Israele-Iran e i militari Onu, area-cuscinetto più larga e "piano B" già pronto. Alzato a 3 il livello di sicurezza

Teheran ha rivendicato un successo dell’80%: «Abbiamo preso di mira tre basi, concentrazioni di tank a Gaza», le sedi dell’intelligence, è la vendetta per Ismail Haniyeh e Hassan Nasrallah. La lancia iraniana e lo scudo israeliano in una nuova prova del fuoco. (Corriere della Sera)

Queste parole risultano “contraddittorie” se si pensa che Israele ha sferrato oltre 1500 attacchi e fatto più di 1000 vittime nel giro di poche ore, con migliaia di persone costrette ad abbandonare la propria casa e la propria vita. (Il Giornale d'Italia)

A sera, quando le immagini della grandinata di missili iraniani su Israele hanno appena fatto il giro dei telegiornali, a Palazzo Chigi le certezze sono poche ma ben salde: per ora i militari italiani schierati in Libano per la missione Unifil restano dove sono e, a fronte di una «profonda preoccupazione» per l’aggravarsi della crisi in Medio Oriente, si continua a lavorare per la de-escalation. (ilgazzettino.it)