Papa Francesco e quel sogno di Gaza mai realizzato



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Era il 20 gennaio quando, in un messaggio privato al giornalista Lucio Brunelli, papa Francesco aveva accennato alla possibilità di un viaggio a Gaza, nonostante la bronchite che di lì a poco lo avrebbe portato al Policlinico Gemelli. «Ne parlerò con la Segreteria di Stato per “sondegiare” la cosa», aveva scritto, rivelando un desiderio maturato durante i mesi di guerra, nei quali non aveva mai interrotto i contatti telefonici con la piccola comunità cattolica locale. Un progetto rimasto sospeso, mentre la crisi internazionale acuisce le tensioni e rende complessa ogni iniziativa diplomatica.
Intanto, a Roma, gli aeroporti di Fiumicino e Ciampino si preparano a un flusso eccezionale di passeggeri in vista dei funerali del Pontefice, previsti sabato 26 aprile. Tra il ponte pasquale e la ricorrenza del 25 aprile, si calcola che transitino circa 1,8 milioni di persone, con un incremento stimato tra i 15 e i 20 mila passeggeri aggiuntivi, legati alle delegazioni ufficiali e ai pellegrini. Le autorità hanno già attivato misure straordinarie per gestire l’afflusso, mentre la piazza San Pietro – dove si prevede una folla di centomila persone – diventa il cuore delle commemorazioni.
A Gerusalemme, intanto, l’arcivescovo Pierbattista Pizzaballa ha celebrato una messa suffragio nella basilica del Santo Sepolcro, omaggiando l’opera di Francesco in Terra Santa. Pizzaballa, considerato tra i papabili nella successione, ha scelto un gesto carico di significato, soprattutto alla luce del silenzio del governo israeliano, che non ha rilasciato alcun messaggio ufficiale. La cerimonia, trasmessa in diretta, ha ripercorso gli sforzi del Papa nel mediare conflitti e sostenere le minoranze cristiane, in una regione dove la presenza cattolica è sempre più fragile.