Coppola: «L'Italia è un paese in grado di fare tutto, meno un governo che funzioni»

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«L'Italia è una perfetta metafora del mondo. È un Paese fantastico: ha i migliori medici, i migliori fisici nucleari, qui costruiscono i miglior elicotteri, forni, telescopi. È in grado di realizzare al meglio qualsiasi cosa, tranne un governo che funzioni». Scherza ma non troppo Francis Ford Coppola, arrivato a Roma per presentare negli sudi di Cinecittà, il suo ultimo film, Megalopolis, evento di preapertura della Festa del Cinema di Roma e di Alice nella città 2024, in sala dal 16 ottobre. (Corriere della Sera)

Ne parlano anche altri media

Il regista ha presentato il suo Megalopolis alla Festa del Cinema di Roma (LAPRESSE)

La storia di Megalopolis è arrivata a una prima fine il 27 settembre, quando il film di Francis Ford Coppola è uscito nelle sale americane e ha incassato 4 milioni di dollari in tre giorni, finendo sesto nella top 10 del box office e certificando il fatto che non lo vuole vedere nessuno. (WIRED Italia)

L'importante è avere qualcosa da dire. E Francis Ford Coppola, con il suo mastodontico Megalopolis (tanto che sembra un'opera retro-futurista di Giovanni Pastrone), spiega quanto oggi sia indispensabile rintracciare i cardini sociali e politici, voltando verso una sostenibilità di pensiero che sia avulso dal populismo, e anzi agganciato ad una visione inclusiva e liberale. (Movieplayer)

Francis Ford Coppola: "Dopo Megalopolis voglio fare altri due film"

Il sogno di dare un futuro migliore ai bambini, l’amore incondizionato per tutto il cinema e per il genio italiano, la sfiducia verso certa politica, il perché di Megalopolis, i suoi progetti e anche un duetto con Mara Venier . (Il Centro)

Ormai è noto: per realizzare questo film sognato a lungo, Coppola ha investito il suo patrimonio personale, contro tutto e tutti. Per l'occasione si sono organizzate le cose in grande, con tanto di consegna delle Chiavi di Cinecittà e targa dedicata al leggendario regista di Il Padrino e Apocalypse Now. (Movieplayer)

Disastro, fallimento, invendibile sono esattamente le stesse parole che il più titanico dei registi americani viventi sentì – e subì – nel 1982, quando all’indomani di Apocalypse Now s’imbarcò nella folle impresa (eufemismo) di Un sogno lungo un giorno. (cinematografo.it)