Nuovo stadio a San Siro: l’ottimismo di Scaroni e le condizioni di Milan e Inter

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Milan e Inter, come noto, hanno intenzione di costruire un nuovo stadio a San Siro, accanto a quello attuale, che verrebbe quasi totalmente demolito. Ne rimarrebbe in piedi solo una parte, mentre il resto del “Meazza” – simbolo storico del calcio milanese – sarebbe destinato a scomparire. La ristrutturazione dell’impianto esistente, secondo Paolo Scaroni, presidente del Milan, non è un’opzione praticabile. Le ragioni, come spiegato, risiedono nelle «difficoltà di gestire un cantiere con due squadre che giocano ogni tre giorni davanti a 70mila persone». Un’operazione che, oltre ai disagi logistici, comporterebbe costi e tempi non sostenibili.

Il progetto del nuovo stadio è entrato nella Fase 2, un passaggio che fino a poche settimane fa sembrava lontano. Palazzo Marino, dopo aver esaminato il Docfap presentato dai due club, ha dato il via alla pubblicazione di un avviso pubblico per valutare l’interesse di altri soggetti interessati all’area. Il bando, che durerà circa trenta giorni, rappresenta una sorta di ultima chiamata: in assenza di offerte alternative, si aprirà una trattativa privata con Milan e Inter per la vendita del terreno.

Il Comune di Milano, nella serata di ieri, ha approvato una delibera che definisce le linee guida per lo sviluppo delle attività legate alla proposta di acquisto del “Compendio immobiliare Ambito GFU San Siro”, che include lo stadio “Giuseppe Meazza”. La proposta, presentata congiuntamente dalle due società l’11 marzo 2025, prevede un’offerta di 197 milioni di euro, oltre IVA, per l’acquisizione dell’area. Un passaggio cruciale, che segna un punto di svolta nelle trattative, ma che non manca di sollevare interrogativi sull’interesse pubblico e sulle tempistiche.

La questione, tuttavia, non è priva di tensioni. Il Corriere della Sera ha sottolineato come il processo sia diventato un terreno di scontro, con diverse parti in gioco che cercano di far valere i propri interessi. La deadline per raggiungere un accordo è fissata a settembre, una scadenza che aggiunge pressione a una trattativa già complessa.