La Mestre di Giacomo ostaggio del crimine. Dal suo centro sociale al sociologo: “Perché non è (solo) questione di ordine pubblico”

Una città fuori controllo. Mestre, ovvero la terraferma veneziana, è ormai diventata una realtà ai confini della legalità e della possibilità dei cittadini di vivere tranquillamente. L’uccisione di Giacomo Gobbato, 26 anni, attivista del centro sociale Rivolta, è l’ultimo episodio. Il più drammatico. Ha perso la vita perché, assieme al compagno Sebastiano Bergamaschi, ha cercato di fermare un rapinatore moldavo che aveva aggredito una donna. (Il Fatto Quotidiano)

Ne parlano anche altre fonti

MESTRE (Venezia) È morto per una coltellata all’addome mentre tentava di difendere una donna da un rapinatore. Un 40enne di origine moldava ha assalito una passante. (QUOTIDIANO NAZIONALE)

Se c’era da aiutare si lanciava, senza ragionare sui pericoli. Questo penso del gesto di mio figlio. (Open)

Tutto il comune di Venezia sarà unito nel dolore". Il giorno delle esequie del 26enne morto a Mestre per sventare una rapina non è stato ancora fissato. (Tiscali Notizie)

Due amici, militanti del centro sociale Rivolta di Mestre, intervengono per difendere una donna. L’aggressore li accoltella, Giacomo muore. Aveva 26 anni, la sua generosità è l’ultima prova del suo impegno. (il manifesto)

Giacomo si buttava nelle cose, d’istinto, senza pensarci ». «Se c'era da aiutare si lanciava, senza ragionare sui pericoli - racconta - Amava e si faceva amare». (Gazzetta del Sud)

Se c'era da aiutare si lanciava, senza ragionare sui pericoli, sulle conseguenze a cui poteva andare incontro. Luca Gobbato, il padre del 26enne accoltellato la notte tra venerdì e sabato in Corso del Popolo a Mestre (Fanpage.it)