Trump e l'Ucraina, timori e promesse

Trump e l'Ucraina, timori e promesse
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INTERNO

Donald Trump, durante la sua campagna elettorale, ha promesso di porre fine alla guerra in Ucraina entro 24 ore dal suo insediamento alla Casa Bianca. Questa dichiarazione ha suscitato preoccupazioni a Kiev, dove si teme che la fine del conflitto possa avvenire alle condizioni di Vladimir Putin, con cui Trump ha avuto in passato un rapporto dialogante. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, consapevole di questa possibilità, ha accelerato la presentazione del cosiddetto "piano della vittoria", un tentativo estremo di trovare una strategia di uscita dopo oltre due anni di guerra.

La vittoria elettorale di Trump, che ha conquistato il voto delle minoranze afroamericane e ispaniche, degli stati in bilico, delle donne e dei giovani, ha sorpreso molti analisti. Con una mappa degli Stati Uniti tinta di rosso, Trump torna alla Casa Bianca, promettendo di fermare le guerre, come aveva già dichiarato nella campagna elettorale del 2016. Tuttavia, il problema che si pone è a quale prezzo questa pace verrà raggiunta. Gastone Breccia, storico militare dell'Università di Pavia, osserva con ironia che "il modo più veloce per finire una guerra è perderla", citando un aforisma di George Orwell.

Trump, noto per il suo isolazionismo, cercherà di tirarsi fuori dalle aree di conflitto, evitando di aprirne altre, senza porsi remore morali o geopolitiche. Questa posizione ha suscitato reazioni contrastanti: mentre il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu esulta, il presidente ucraino Zelensky trema. La promessa di Trump di porre fine alle guerre e il suo approccio negativo nei confronti degli alleati europei degli Stati Uniti alimentano speranze al Cremlino, anche se il portavoce di Putin, Dmitry Peskov, ha espresso cautela, affermando che bisognerà attendere l'insediamento di Trump per vedere se manterrà le sue promesse.

In questo contesto, la "pace" di Trump rischia di trasformarsi in un incubo non solo per l'Ucraina, ma anche per Taiwan