UNA LEZIONE PER L’EUROPA DEL WELFARE

In grandi linee, al netto della politica abbastanza dissennata dei dazi promessa dal vincitore, la differenza in economia tra Donald Trump e Kamala Harris, la candidata democratica sconfitta ben oltre le previsioni, ricalca sostanzialmente la storica impostazione dei due più grandi partiti americani. Da una parte i democratici inclini ad aumentare la spesa pubblica e la tassazione, iniettando grosse dosi di sussidi alle componenti più fragili della società, creando inflazione anche a vantaggio della grande industria e dei grandi patrimoni; dall’altra parte, i repubblicani, che anche con il tycon promettono di tagliare la spesa corrente e le tasse introducendo elementi di quella deregulation che nella piccola Europa del costosissimo Welfare, è una illustre sconosciuta. (opinione.it)

Ne parlano anche altre fonti

Il 5 novembre l’America vota per eleggere il nuovo presidente. Nonostante tutto, l’andamento dell’economia continua a essere uno dei fattori che determinano le scelte dei cittadini. Vale allora la pena analizzare i programmi economici dei due candidati. (Lavoce.info)

a) tornare al protezionismo commerciale degli anni ’30; Se qualcuno crede che Wall Street in queste settimane stia scendendo per l’incertezza politica causata da Trump, farebbe meglio a ricredersi. Vero, dai primi di ottobre il magnate è in ascesa nei sondaggi; tuttavia la continua forza del dollaro dimostra che l’estremismo politico non spaventa i mercati. (Il Fatto Quotidiano)

Cosa sta succedendo? Quella che si preannuncia come una delle corse presidenziali più combattute della storia moderna sta (finalmente) volgendo al termine. (lamiafinanza)

Il nuovo nemico di Trump: i “guardiani del deficit” che fanno lievitare il costo del debito

In generale ricordiamo che Trump ha dalla sua parte sicuramente la maggioranza del Senato con 52 seggi, e, quando sarà pubblicato questo articolo, avremo la sicurezza di un probabile controllo anche della Camera. (Scenari Economici)

È stato il vero caposaldo della campagna elettorale di entrambi, senza che nessuno dei due si sia troppo preoccupato di soffermarsi su come saranno reperite le entrate necessarie per non far affogare l'America in un eccesso di deficit. (il Giornale)

Soprattutto nelle lunghe scadenze, quelle su cui gli interventi della Federal Reserve hanno poca presa. C’è un mercato che non sorride con l’arrivo di Trump. (Il Sole 24 ORE)