Denatalità in Umbria, culle sempre più vuote. “Il primo figlio? Dopo i 33 anni”
Articolo Precedente
Articolo Successivo
– Di questo passo finiremo presto con l’essere una delle pochissime regioni italiane dove il numero medio di figli per donna è inferiore a uno. Una realtà che per adesso interessa soltanto la Sardegna (0,89), ma verso la quale ci stiamo portando lentamente ma in modo inesorabile anche noi. L’ultimo dato di fine 2023 pubblicato proprio ieri da Istat, racconta che ogni donna umbra in media ha 1,05 figli: peggio di noi solo la Toscana (1,04) e la Sardegna come detto, poi hanno tutti numeri maggiori. (LA NAZIONE)
Ne parlano anche altri giornali
Istat: nel 2023 in Sicilia 1,3 nati per donna contro 1,5 del 1995. E il primo bambino arriva in media a 32 anni. La scelta è spesso legata alla precarietà lavorativa e alle difficoltà di mettere insieme lavoro e famiglia (Quotidiano di Sicilia)
Per fare un raffronto con province limitrofe: Mantova scende da 2.607 a 2.578 (-1,1%); Pavia da 3.337 a 3.251 (-2,6%); Lodi da 1.601 a 1.520, addirittura il 5% in meno. Il nostro territorio è quello che nel 2023 ha resistito meglio di tutti al fenomeno dell’inverno demografico registrando sette nati in più rispetto all’anno precedente: 2.232 contro 2.225, lo 0.3% in più. (CremonaOggi)
Nel 1964 i nuovi nati in Italia superarono quota 1 milione e 35mila. Anche questo un primato, ma negativo: siamo a un terzo o poco più rispetto al boom. (il Giornale)
I nati nelle Marche nel 2023, in tutto 8.797, sono appena il 40% di quanti ne vennero al mondo sessant'anni fa (22.081 nati nel 1964), nella fase più prolifica del baby boom nazionale. Non che la nostra regione sia tra le più gelide dell’inverno demografico attraversato dall’Italia, che lo scorso anno - come attesta il rapporto Istat su “Natalità e fecondità della popolazione 2023” - ha fatto segnare un record al ribasso per le nascite, scese a 379.890, con un calo del 3,4% sull’anno precedente. (corriereadriatico.it)
“Meno casa, meno lavoro, meno figli e più giovani costretti a emigrare per cercare di costruirsi un futuro. Sono numeri impietosi quelli che emergono dalle statistiche di questi giorni, dati che aprono una riflessione e fanno interrogare sull’urgenza improcrastinabile di risposte a una generazione sempre più in difficoltà a pensare a una famiglia e a un orizzonte collettivo”. (News Rimini)
«Questo calo di natalità ha gravi conseguenze sull'equilibrio demografico, sul sistema pensionistico e sulla forza lavoro», commenta la professoressa Paola Piomboni, Presidente della Società Italiana della Riproduzione Umana (SIRU) guardando ai recenti dati diffusi dall’ISTAT. (Vanity Fair Italia)