Il corto circuito giudiziario che condiziona la politica italiana

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(Post) fascisti Governo Meloni

Minuti per la lettura Dall’assoluzione di Matteo Renzi per il caso Open a quella di Matteo Salvini per la Open Arms: il corto circuito giudiziario che condiziona la politica italiana In 24 ore succedono due fatti legati all’amministrazione della giustizia del tutto diversi ma entrambi utili per ragionare sul rapporto tra politica e magistratura, tra politici e magistrati. Giovedì poco prima delle 13 Matteo Renzi e mezza della sua squadra quando era premier – tra cui i ministri Maria Elena Boschi e Luca Lotti, professionisti (l’avvocato Bianchi) e imprenditori (Marco Carrai) – sono prosciolti dal gup di Firenze Sara Farini perché, si legge nel dispositivo, “gli elementi acquisiti non consentono di formulare una ragionevole previsione di condanna”. (Quotidiano del Sud)

La notizia riportata su altri media

Oggi però faccio un’eccezione (eccoci: mai dire mai…) a riguardo di Matteo Salvini, perché sento di doverlo ringraziare per quel che ha detto a Palermo dopo l’assoluzione piena nel processo Open Arms. A comportarsi come banderuole, sono gli uomini incoerenti e inaffidabili (quelli non verticali, direbbero gli spagnoli). (La Stampa)

Non so se come hanno promesso Matteo Salvini e Giorgia Meloni subito dopo l'assoluzione dell'attuale ministro delle Infrastrutture nel processo Open Arms, la riforma della giustizia, a cominciare dalla separazione delle carriere, avrà davvero un iter più veloce. (il Giornale)

L’assoluzione di Matteo Salvini e il proscioglimento di Matteo Renzi diventano ottimi pretesti per mettere sul tavolo proposte a protezione dei politici, nonostante le sentenze abbiano semmai dimostrato l’inesistenza di complotti giudiziari. (Il Fatto Quotidiano)

Le riforme che servono alla giustizia

La tregua tra Lega e Forza Italia su questo tema è già stata siglata e la telefonata di Pier Silvio Berlusconi a Salvini l’ha suggellata. (il manifesto)

E invece le decisioni prese nei confronti di Matteo Renzi (prosciolto a Firenze nel caso della Fondazione Open) e Matteo Salvini (assolto nel processo Open Arms) negli ultimi giorni, diventano l’ennesima scusa per lanciare un attacco alle toghe e invocare la riforma della separazione delle carriere. (Il Fatto Quotidiano)

A cominciare da quella costituzionale già incardinata in Parlamento che comprende separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri, doppio Csm e un’Alta corte esterna per le sanzioni disciplinari; scelte destinate a inasprire le tensioni tra il governo e le toghe (di ogni estrazione politica e culturale, non solo quelle «rosse»), e fra maggioranza e opposizione. (Corriere della Sera)