Netanyahu ricercato. Orban sfida la Corte. Frizioni Tajani-Salvini

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QUOTIDIANO NAZIONALE INTERNO

Di Roberto Brunelli ROMA sì, Londra no, Pechino forse: è quantomai erratica la mappa degli ipotetici spostamenti che si apre a Benjamin Netanyahu e al suo ex ministro della Difesa Yoav Gallant dopo i mandati d’arresto emessi dalla Corte penale internazionale per "crimini di guerra e contro l’umanità". Il viaggio che il premier israeliano potrebbe intraprendere stando alle dichiarazioni dei leader globali è una sorta di linea che va a zig-zag intorno al pianeta, da Washington alla capitale ungherese, toccando pure Mosca e Belgrado (QUOTIDIANO NAZIONALE)

Se ne è parlato anche su altre testate

Su Netanyahu "la posizione del governo è chiara, l'abbiamo espressa fin da ieri, la linea è quella indicata anche oggi pomeriggio dal presidente del Consiglio. Tocca al presidente del Consiglio e al ministro degli Esteri dare la linea della nostra politica internazionale. (Il Sole 24 ORE)

È di umore tetro, Giorgia Meloni. L’ennesima fuga in avanti di Matteo Salvini sulla Corte penale internazionale che ha dichiarato Benjamin Netanyahu criminale di guerra — «Se venisse in Italia sarebbe il benvenuto» — l’ha fatta andare su tutte le furie. (la Repubblica)

Partiamo dall’ultima domanda. Il cuore del problema. «Senta, la politica estera si deve fare in maniera costruttiva. È una cosa seria. Ogni parola va pesata, ponderata, calibrata. C’è di mezzo un Paese. (la Repubblica)

La Corte dell'Aia va chiusa, l'Italia ignori le sentenze

Il mandato di arresto per crimini contro l’umanità e per crimini di guerra, emesso dalla Corte penale internazionale contro il premier israeliano Benjamin Netanyahu, l’ex ministro della difesa Yoaf Gallant e il capo militare di Hamas Mohammed Deif, ci dice una cosa elementare ma inaccettabile per gli odierni poteri selvaggi. (il manifesto)

La Corte penale internazionale ordina l'arresto di Netanyahu e Gallant (AGI - Agenzia Italia)

C’è - a mente fredda - anche e soprattutto un elemento razionale che dovrebbe indurre le democrazie occidentali a disapplicare la decisione della Corte penale internazionale e a trarre ogni opportuna conseguenza, inclusa l’uscita da quell’intesa sovranazionale. (Liberoquotidiano.it)