Israele conferma l'uccisione del leader di Hamas Haniyeh
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In un contesto di tensioni crescenti in Medio Oriente, Israele ha confermato l'eliminazione del leader di Hamas, Ismail Haniyeh, avvenuta la scorsa estate a Teheran. Il ministro della Difesa, Israel Katz, ha dichiarato che l'operazione, condotta con precisione chirurgica, ha avuto luogo nel mese di luglio, causando la morte di Haniyeh in un'esplosione. Questa ammissione, la prima ufficiale da parte di Israele, ha suscitato reazioni immediate da parte dell'Iran, che ha chiesto al segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, di condannare l'azione israeliana.
Nel frattempo, in Siria, un accordo per il disarmo degli ex ribelli è stato raggiunto, segnando un passo significativo verso la stabilizzazione del paese. Tuttavia, il ministro degli Esteri siriano ha avvertito Teheran di non diffondere il caos nel paese, esortando al rispetto della volontà del popolo siriano. Questo monito arriva in un momento in cui la regione è già scossa da numerosi conflitti e tensioni.
Parallelamente, il ministro degli Esteri israeliano, Gideon Sàar, ha inviato una lettera all'ambasciatrice statunitense all'ONU, Linda Thomas-Greenfield, chiedendo una riunione di emergenza del Consiglio di Sicurezza per condannare gli attacchi degli Houthi e il sostegno dell'Iran al gruppo, che controlla ampie zone dello Yemen, inclusa la capitale Sanàa. La richiesta di Sàar sottolinea la preoccupazione di Israele per la crescente minaccia rappresentata dagli Houthi, considerati un pericolo continuo per la sicurezza regionale.
In Cisgiordania, un raid israeliano nel campo profughi di Tulkarem ha provocato la morte di otto persone, tra cui due donne. L'esercito israeliano ha dichiarato di aver eliminato un terrorista, mentre il ministero della Sanità palestinese, con sede a Ramallah, ha riportato la morte di sette persone nel campo di Tulkarem e un'altra nel vicino campo di Nour Chams.