In dialogo con Paolo Cognetti: "La montagna è stata salvifica per alcuni anni. Poi le cose sono cambiate, ora non lo è per niente"
Paolo mi risponde al telefono da Milano, seduto sulla panchina di un giardinetto, al sole di dicembre. Finalmente respira, fuori dal reparto psichiatrico dell’ospedale Fatebenefratelli. Da quello spazio senza cortile e senza balconi dove è stato rinchiuso le ultime due settimane e dove ci eravamo visti solo qualche giorno fa. Il tono della voce è pacato, non manca l’ironia nel racconto dell’esperienza appena vissuta. (il Dolomiti)
Se ne è parlato anche su altri giornali
«Il Tso è una misura introdotta dopo la legge Basaglia che ha fatto una grossa opera di civiltà annullando il ricovero coatto, una misura di polizia decisa da un giudice e non una misura sanitaria. Il Tso invece è una misura sanitaria doverosa e obbligatoria per i cittadini che hanno una malattia psichica importante che richiede una cura e non sono coscienti di stare male, per coloro che si trovano in una situazione logistica non idonea alla cura, o se viene diagnosticata una malattia psichica ma il paziente non accetta le cure o di essere malato. (Vanity Fair Italia)
Un’esperienza che il 46enne scrittore milanese, vincitore del Premio Strega nel 2017 con Le otto montagne, aveva condiviso con Repubblica e che, ha confessato ieri alle telecamere della Rai, quest’anno è accaduta due volte, prima a gennaio e poi ora. (QUOTIDIANO NAZIONALE)
In un paese dove di disagio psichico più che parlare, si sussurra, la voce di Paolo Cognetti risuona con una franchezza disarmante. (Io Donna)
In un’intervista pubblicata ieri da Repubblica, Paolo Cognetti, premio Strega per Le otto montagne, ha raccontato due settimane di ricovero in psichiatria a seguito di un Tso, determinato dopo essere “stato morso dalla depressione”, cui sono seguite fasi maniacali che hanno procurato allarme tra gli amici: “C’era il timore, per me infondato – afferma lo scrittore – che potessi compiere gesti estremi, o che diventassi pericoloso per gli altri”. (Napoli Monitor)
Considerandosi una depressa cronica Grazia Verasani non si è stupita di quanto ha rivelato di sé il collega Paolo Cognetti. Sono le conseguenze della scrittura. (La Repubblica)
Il 46enne, autore de “Le otto montagne”, ha voluto confidarsi a Repubblica per “dire pubblicamente che le malattie nervose non devono più essere una vergogna da nascondere e che la risalita comincia accettando chi realmente si è”. (il Giornale)