L'indagine israeliana: «Netanyahu responsabile del fallimento del 7 ottobre»
Le fonti sottolineano inoltre quello che da più parti viene evidenziato: la mancanza di un reale supporto logistico e politico per le forze armate libanesi farà sì che il controllo effettivo della regione resterà nelle mani delle comunità locali, dove Hezbollah assicura di avere ancora profonde radici sociali e politiche, nonostante la politica della «terra bruciata» dell'esercito israeliano. Ecco perché, per Hezbollah, l'accordo con Israele non è una resa, ma un momento di consolidamento strategico. (Corriere del Ticino)
Ne parlano anche altre testate
Per ben 14 anni, la politica di Netanyahu è stata quella di mantenere Hamas al potere. Occorre però tornare indietro nel tempo, e analizzare quanto accaduto dal 2009 in poi, data in cui Benjamin Netanyahu ha ottenuto, per la seconda volta, la carica di Primo ministro d’Israele. (Inside Over)
Benjamin Netanyahu è "responsabile di aver indebolito tutti i centri decisionali, tra cui il governo e il Consiglio di sicurezza nazionale, in un modo che ha impedito qualsiasi discussione seria che includesse una pluralità di opinioni su importanti questioni di sicurezza". (L'HuffPost)
Lo sostiene la Commissione d'inchiesta civile che ha indagato sulle responsabilità del governo israeliano prima e durante l'assalto di Hamas. "Netanyahu è responsabile dei fallimenti che hanno portato all'attacco del 7 ottobre 2023". (la Repubblica)
Rispondendo a domande sui social, il popolare predicatore Suleiman Al Dayya è tornato ad affermare che i leader musulmani non dovrebbero scendere in battaglia se il danno per i civili palestinesi risulterà maggiore rispetto ai risultati ottenuti. (il manifesto)
“Netanyahu è responsabile dei fallimenti che hanno portato all’attacco del 7 ottobre“. Lo sostiene la Commissione civile indipendente d’inchiesta che indaga sul governo israeliano prima e durante l‘assalto di Hamas. (LAPRESSE)
Il rapporto è molto severo contro Benjamin Netanyahu, ritenuto “responsabile di aver indebolito tutti i centri decisionali, tra cui il governo e il Consiglio di sicurezza nazionale, in un modo che ha impedito qualsiasi discussione seria che includesse una pluralità di opinioni su importanti questioni di sicurezza”. (Il Fatto Quotidiano)