Le donne in corteo contro la violenza gridano i nomi delle vittime: “Per Giulia e le altre”

BOLOGNA – Hanno cantato i nomi delle ragazze, delle donne e delle bambine come Aurora, la giovanissima tredicenne di Piacenza, uccise per mano di mariti e fidanzati, in una versione riadattata della “Cancion sin miedo” sudamericana. Davanti a una marea umana di cinquemila teste, in piazza VIII Agosto, la marea fucsia ha giurato «se toccano una rispondiamo tutte». Hanno agitato le chiavi, i corpi,… (La Repubblica)

Ne parlano anche altre fonti

ROMA — Niente silenzio ma tanto rumore e vernice di colore nero, viola, giallo sulle strade e le panchine rosse. Per Giulia Cecchettin, ma anche per tutte le altre donne. Le ragazze e i ragazzi di Bruciamo tutto hanno inaugurato così il mattino del 25 novembre, l'inizio della giornata contro la violenza sulle donne. (la Repubblica)

Claudia Osmetti 25 novembre 2024 Precisazione: qui a Libero nessuno nega che le violenze sulle donne siano un orrore senza fine. (Liberoquotidiano.it)

Una marea fucsia, potente e rumorosa, per dare voce a chi non ha voce, a quelle circa cento donne che dall’inizio dell’anno sono state uccise in quanto donne, molte delle quali per mano di quell’uomo che diceva di amarle. (Corriere della Sera)

«È stato il vostro bravo ragazzo»: a Milano il corteo fucsia riempie le strade e grida il suo no alla violenza sulle donne

Nel caos morale, perché (solo) i giovani dovrebbero seguire le regole? Il disorientamento etico della nostra epoca è evidente Risulta solo curioso e non generoso che, in tale caos, si chieda di ordinare in modo più rigido usi e costumi dei ragazzi, che per tendenza innata dovrebbero uccidere metaforicamente i padri e pensare in modo divergente. (Start Magazine)

Oggi, 25 novembre, è la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Dopo i cortei del weekend – a Roma hanno sfilato in 150 mila – altre piazze d’Italia sono pronte a riempirsi. (la Repubblica)

«Era importante esserci, non è il primo anno che vengo e non smetterò di farlo perché dobbiamo far sentire la nostra voce. «Sono qui perché non sopporto la cultura del possesso». (Vanity Fair Italia)