Dal dieselgate all'elettrico, la crisi dell'auto europea parte da lontano | RollingSteel
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Ricapitoliamo: le auto elettriche non si vendono, principalmente perché costano troppo e perché non portano nessun vantaggio all’automobilista che le compra, anzi: solo rotture di palle scatole. Le auto tradizionali hanno raggiunto prezzi irragionevoli, sono colme di tecnologia che la gente non capisce e non utilizza e hanno rinunciato quasi del tutto al Diesel, che peraltro molte amministrazione limitano nella circolazione. (rollingsteel.it)
La notizia riportata su altri giornali
"Le multe alle Case per mancato rispetto dei parametri sulla CO2 non sono state eliminate, come auspicato, ma spalmate negli anni". Al Forum Automotive 2025 sul futuro del comparto in Europa, lo spunto della discussione è duplice: il Piano d’Azione presentato il 5 marzo dalla Commissione Europea, e le ipotesi di un futuro “militare” per le fabbriche automobilistiche a rischio chiusura. (Quattroruote)
Un chiaro esempio di questa situazione si trova in Repubblica Ceca, dove un fornitore di materie plastiche ha cessato la produzione, mettendo all’asta circa 150 macchine di alta gamma provenienti dalla procedura di insolvenza. (Autoappassionati.it)
La crisi in atto nel settore: La linea di produzione si trova nel capannone di un fornitore automobilistico in stato di insolvenza. ( Surplex) (Il Giornale delle PMI)
ROMA – Il 2025 è un anno cruciale per il futuro dell’auto in Europa. Ora è stretto tra la minaccia dei dazi più volte evocata dal presidente degli Usa, Donald Trump, e dalla necessità della Cina di trovare nuovi sbocchi. (la Repubblica)
Sulla sicurezza energetica: serve su questo un’azione comune europea. (Energia Oltre)
Era il loro terreno di conquista preferito, ora invece la Cina non è più tanto vicina per i marchi automobilistici stranieri. I vertici di Porsche e Bmw hanno dichiarato lunedì che le loro vendite in Cina sono diminuite rispettivamente del 28 e del 13,4% nel 2024 rispetto all’anno precedente, con Porsche che ha attribuito la responsabilità del crollo alla «persistente situazione economica difficile» nel Paese asiatico. (Avvenire)