L’America, Trump, Musk, Rousseau “War”, per non parlarne a vanvera
Tutti i giornali del mondo (e le radio e le televisioni e i social e i bar dello sport) si affannano a spiegare oggi quello che non avevano capito ieri. Così, anche nolenti, siamo costretti a leggere da chi non lo sa, quale sia il motivo per cui Trump ha vinto e quelli per cui Kamala ha perso. E poi sentire che la vice - Biden non è stata in grado di intercettare il blablablà grido di dolore dell’America profonda blablablà, mentre Trump aveva capito blablablà che l’aumento del prezzo delle uova è il motivo che ha scatenato la rabbia della classe media e che blablablà la colpa è dell’inflazione e che blablablà gli islamici e la questione palestinese. (Il Centro)
Se ne è parlato anche su altri giornali
Sia chiaro: noi non abbiamo motivo per esultare della vittoria di Donald Trump, se non ragionando per un attimo su ciò che abbiamo rischiato, ovvero la vittoria di Kamala Harris. Che poi sarebbe stata la vittoria di quelli che tengono i fili di quell’uomo che è l’ombra di se stesso, quell’uomo del quale ancora gli Stati Uniti sfruttano il corpo, le membra (perché di testa e mente non è rimasto nulla), l’attuale Presidente Joe Biden. (Il Fatto Quotidiano)
Nella storia italiana delle errate previsioni sul futuro presidente statunitense rimarrà insuperabile la prima pagina del Manifesto del 3 novembre 2004. Allora il quotidiano comunista, mandando la sera prima in stampa il giornale, si basò solo sui primi exit pool che davano il candidato democratico John Kerry in vantaggio sul repubblicano George W. (Tempi.it)
Il voto Usa, con la vittoria trionfale di Donald Trump, ha affossato la credibilità di buona parte della stampa italiana che ha tifato invece che analizzare e informare. Non posso che dare ragione a Marco Travaglio che sul “Fatto Quotidiano” ha sottolineato come molte testate italiane, anche autorevoli, con corredo di volti peraltro costantemente presenti in tv, abbiano dato per vincente e in vantaggio Kamala Harris, senza accorgersi dello tsunami che stava giungendo contro le stordite élite del “sono progressista”, ma “il popolo non capisce nulla”. (LaC news24)
Donald Trump stravince e diventa il 47° presidente degli Stati Uniti. Il commento del direttore Carlo Alberto Tregua. (Quotidiano di Sicilia)
E’ rimarchevole lo scarto di informazioni e percezioni tra l’Europa e l’America, dove opinione pubblica e media da mesi davano per scontato che Trump vincesse, mentre da noi si è parlato sino all’ultimo di “testa a testa”: qui nessuno l’ha visto arrivare. (OnTuscia.it)
Le elezioni americane sono un fenomeno troppo importante perché ci si possa permettere di non coprirle. (Italia Oggi)