Il tasso di povertà in Argentina è oltre il 52% sotto Milei

Il tasso di povertà in Argentina è salito oltre il 52%. Con il governo di Javier Milei e le sue politiche di austerità più di una persona su due vive al di sotto della soglia di povertà. Questo dato, diffuso giovedì dall’agenzia nazionale di statistica, rappresenta il livello più alto degli ultimi vent’anni, con un aumento dell’11,2% rispetto alla seconda metà del 2023, quando si attestava al 41,7%. (Ultima Voce)

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"Prometto di far tornare l'Argentina alla ricchezza dei primi del ventesimo secolo" diceva l’economista che si definisce anarco-capitalista. E ancora: "L’inflazione è un ricordo del passato. (L'HuffPost)

Si tratta di una percentuale in forte crescita, se si pensa che il rilevamento precedente aveva fatto registrare un indice di povertà del 41,7%. Oltre metà dei cittadini argentini – il 52,9% per l’esattezza – vive al di sotto della soglia di povertà. (Open)

L’attuale situazione sociale dell’Argentina sotto il governo di Javier Milei è un classico esempio del fallimento delle politiche neoliberiste, che storicamente portano a crisi economiche e sociali profondamente radicate. (Notizie Geopolitiche)

Secondo i dati ufficiali pubblicati giovedì, il tasso di povertà in Argentina è salito a quasi il 53% nella prima metà del 2024, segnando un forte aumento rispetto al 41,7% registrato alla fine del 2023. (TradingView)

Povertà record in Argentina nel primo semestre del 2024, registrando un drammatico aumento dal 41,7 per cento della fine del 2023 al 52,9 per cento. Sono gli ultimi dati ufficiali forniti dall’Indec, il locale istituto nazionale di statistica, aggiungendo l’ulteriore notizia dell’aumento dell’indigenza al 18,1 per cento. (Gaucho News)

Nessuna impresa è riuscita meglio al governo Milei che quella di aumentare il numero di poveri nel paese: secondo l’ultimo rilevamento dell’Indec, l’Istituto nazionale di statistica, relativo al primo semestre dell’anno in corso, è ora il 52,9% della popolazione a vivere sotto la soglia della povertà, addirittura l’11,2% in più rispetto al semestre precedente, più del doppio dell’aumento registrato durante la pandemia. (il manifesto)