Cosa c’è dietro le dimissioni di cinque ministri ucraini, l’esperto: “Una mossa disperata”

Guerra Russia-Ucraina. Oltre al Ministro degli Esteri Dmytro Kuleba hanno rassegnato le dimissioni altri esponenti del governo di Kiev. Zelensky parla di "rimpasto necessario", intanto nel Donbass la situazione è sempre più critica. Aldo Ferrari (ISPI): "Stiamo camminando sull'orlo di un precipizio, speriamo di non finirci dentro". (Fanpage.it)

La notizia riportata su altre testate

Mentre Zelensky promette un cambiamento di oltre il 50% nel suo governo dopo l'attacco a Leopoli, è possibile che i ministri dimissionari assumano nuovi ruoli nella maggioranza scelta dal leader ucraino. (Fanpage.it)

La prospettiva è quella di convivere con i blackout, senza certezze nell’erogazione di luce e di riscaldamento, mentre la mobilitazione obbliga una parte crescente della popolazione maschile a partire per il fronte e gli attacchi russi contro le città aumentano. (la Repubblica)

KIEV- Non sono bastati i tweet e le telefonate dell’Alto rappresentante per la Politica estera dell’Ue, Josep Borrell, per salvare il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba. (Corriere della Sera)

Kiev, 4 set. "Abbiamo bisogno di nuove energie. (Tiscali Notizie)

Un’esibizione di potere, più che una dimostrazione di debolezza, quella del leader ucraino che esattamente come un anno fa alla vigilia del viaggio all’Onu per l’Assemblea generale al Palazzo di Vetro, ha deciso di rimescolare tutte le carte, rimpastare l’esecutivo e presentarsi con quelle che adesso definisce, fornendo una spiegazione quasi emotiva, «forze fresche, energie nuove, in vista di un inverno che sarà davvero molto pesante. (ilmessaggero.it)

La prima parola significa «ricomposizione, reset» è la stessa che si usa quando si riavvia il telefono o il computer, oppure quando si vuole far ripartire qualcosa da zero. La seconda si riferisce al «potere» e dalla combinazione delle due si capisce chiaramente che l’apparato comunicativo di Volodymyr Zelensky ha scelto come concetto chiave non il «rimpasto di governo» ma il «nuovo inizio». (il manifesto)