Favino: «Ho sempre voluto fare il padre, mi piace accudire. Ma avere altri figli sarebbe egoista ora»

Finalmente vedremo un Pierfrancesco Favino diverso. Diverso da quello che siamo abituati a vedere sempre. Napoli-New York è una fiaba. «Una storia - racconta l'attore al settimanale Gente - scritta negli Anni 40 e ritrovata per caso in un baule. Si parla di due bambini, che nel dopoguerra s’imbarcano come clandestini su una nave diretta a New York unendosi ai tanti emigranti italiani in cerca di fortuna in America». (ilmessaggero.it)

Su altri giornali

Pierfrancesco Favino diretto per la prima volta da Gabriele Salvatores. (Style - Moda Uomo del Corriere della Sera)

Nel film lei parla un napoletano d’epoca, del Dopoguerra: quanto è stato difficile?«Mi sono avvicinato con timore alla lingua napoletana, chiedendo in qualche modo permesso ai miei miti partenopei, simboli di una grande tradizione teatrale e cinematografica. (napoli.corriere.it)

A New York vive infatti la sorella di Celestina, l'unica parente rimasta in vita della famiglia. Carmine e Celestina, due scugnizzi napoletani appena usciti dalla devastazione della Seconda guerra mondiale, si nascondono su una nave diretta in America, inseguendo un sogno molto più grande della loro giovane età. (Vanity Fair Italia)

Salvatores: “Aveva ragione Edoardo: qui recitano tutti”. Favino: “E scusatemi per il mio napoletano”

Il settantaquattrenne regista e sceneggiatore modella il family a genere concavo, tanto ai temi sociali, a partire da migranti e razzismo, quanto alla sua stessa, paradossale … (Il Fatto Quotidiano)

Insomma, quella che di solito si definisce con un termine ingrato «la confezione» è corretta, ma tutto questo non basta. New York è cinematografica, i valori produttivi ci sono (e come!), il look e l’impostazione tecnica sono quelli della grande epica. (WIRED Italia)

"È una storia di solidarietà, ci dice che gli esseri umani sono meglio di come sembrano. In un momento di egoismo, rancore, odio parole brutte anche all'interno del Parlamento, volevo provocatoriamente parlare di ottimismo. (La Repubblica)