Per l’ingiusta detenzione di Stefano Binda riconosciuto un indennizzo di 212 mila euro

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«Mi riservo di decidere un eventuale ricorso». Commenta così Stefano Binda, quasi a caldo, la decisione della Quinta sezione penale della Corte d’Appello di Milano che ha accolto la richiesta di indennizzo per ingiusta detenzione presenta dai suoi legali. Binda venne liberato dopo oltre tre anni di custodia cautelare in carcere dopo la pronuncia in Appello, una sentenza di assoluzione confermata poi in Cassazione dall’accusa di essere l’assassino di Lidia Macchi. (varesenews.it)

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Binda, arrestato nel gennaio 2016 e condannato all’ergastolo dalla corte d’Assise di Varese uscì dal carcere nel luglio del 2019 dopo la sentenza d’Appello che ribaltò la decisione di primo grado, assolvendolo; decisione divenuta definitiva dopo la Cassazione (Corriere Milano)

La Corte d'Appello di Milano ha confermato che Stefano Binda, che fu assolto in via definitiva dall'accusa di avere ucciso nel 1987, nel Varesotto, Lidia Macchi, studentessa di 21 anni e sua ex compagna di liceo, ha diritto ad un indennizzo da parte dello Stato, come "riparazione per l'ingiusta detenzione" per essere stato per tre anni e mezzo in carcere, tra il 2016 e il 2019. (La Repubblica)

VARESE – La Corte d’Appello di Milano ha confermato che Stefano Binda ha diritto ad un indennizzo da parte dello Stato, come “riparazione per l’ingiusta detenzione” per essere stato per tre anni e mezzo in carcere, tra il 2016 e il 2019. (malpensa24.it)

Cittiglio (Varese) – Stefano Binda ha diritto al risarcimento da parte dello Stato, per l'ingiusta detenzione patita per tre anni: 1.286 giorni vissuti tra il 2016 e il 2019, con la terribile accusa di essere il predatore assassino di Lidia Macchi, la studentessa di Varese, per due anni sua compagna di liceo e come lui militante di Comunione e liberazione, assassinata con 29 coltellate la sera del 5 gennaio 1987, nella zona di Cittiglio. (IL GIORNO)