Nomine Rai, il 26 voto alle Camere. Poi il 'test' sul presidente

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AGI - Agenzia Italia INTERNO

Invariato il 'calendario' del centrodestra per rinnovare i vertici dell'azienda di viale Mazzini. Prima l'elezione dei quattro membri del Cda, poi l'indicazione dei nomi per l'Ad e il presidente. La coalizione punta su Simona Agnes, candidata di riferimento di Forza Italia (AGI - Agenzia Italia)

Ne parlano anche altri media

La nascita della nuova rubrica del blog di Beppe Grillo “La bacheca del mugugno” mi ha spinto a scrivere al fondatore M5s e a chiedere ospitalità sulla bacheca. (L'HuffPost)

Così il presidente dei senatori del Pd, Francesco Boccia, al termine della riunione dei capigruppo, ha spiegato che la maggioranza si è opposta al rinvio del voto dei consiglieri di amministrazione della Rai di nomina parlamentare, in programma giovedì. (QUOTIDIANO NAZIONALE)

E’ quanto riferisce Adnkronos. L’ad della Rai Roberto Sergio è stato oggi pomeriggio a Palazzo Chigi. Il manager ha lasciato la sede del governo in auto una decida di minuti prima dell’arrivo di Mario Draghi, ora a colloquio con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. (Primaonline)

Boccia (Pd), giovedì confermato il voto delle Camere sul Cda Rai

Ma non mi sembra siano i nomi di cui si parla”. Sono bastate poche parole ieri al presidente M5S Giuseppe Conte per fugare le voci su un possibile accordo sottobanco con il centrodestra per l’elezione immediata dei nuovi vertici Rai in base alle regole vigenti della legge Renzi. (LA NOTIZIA)

Lui è Giovanni Minoli, il leggendario creatore di format televisivi inventati da altri, il “rieccolo” che è riuscito a restare sempre a galla districandosi tra cacciate dalle direzioni di rete, cause milionarie, consulenze d’oro, conflitti d’interesse e recuperi “in extremis” pur di tornare in video. (Guido Paglia)

Ci siamo. In fondo a quattro mesi di passione, liti furibonde fra alleati di governo e ostruzionismo delle opposizioni, il Cda Rai — scaduto a maggio — è pronto per essere rinnovato. Depurato degli ultimi residui draghiani, sarà il primo dell’era Meloni totalmente sovranista. (la Repubblica)