Papà Cecchettin in aula: "Ora ho capito chi è lui". L’assassino a testa bassa

Potere guardarlo in faccia per capire, solo questo. Andare oltre le parole, agganciare quegli occhi. E di lì provare a scivolare dentro l’anima del ragazzo che diceva di amare sua figlia e l’ha ammazzata. Gino Cecchettin lo ripete dal primo giorno. Spiegazioni, sentenze, perdono: tutto prematuro. Prima lo sguardo, che non ammette filtri e nessuna condizione, nemmeno di essere ricambiato. Quello del padre è una freccia spuntata dal dolore ma non vacilla, resta inchiodato al giovane uomo mentre farfuglia di sacchi neri, di un pezzo di scotch, di un corpo ferito difficile da guardare. (QUOTIDIANO NAZIONALE)

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Poi, man mano che Filippo Turetta inizia a raccontare come e perché ha ucciso l’ex fidanzata Giulia, il papà Gino Cecchettin quegli occhi li alza e lo guarda. Ma lui lo evita. (Corriere della Sera)

Mi si perdoni se quando penso a Giulia Cecchettin mi torna in mente la santarella della mia infanzia: Marietta Goretti. Entrambe squarciate da lame. La prima da questo uomo in casacca convenzionale che ha deposto in aula e che si chiama Filippo Turetta, la seconda da un ragazzo un po’ tocco di nome Alessandro che fu stuprato per mare da pescatori feroci. (la Repubblica)

Filippo Turetta: mostro o “uomo banale”, da cui scaturisce la famigerata “banalità del male”? Leggendo a fondo il memoriale scritto di suo pugno in cella, in questi mesi, non si può non rimanere colpiti da frasi come “il nostro destino era di stare per sempre insieme”, “non vedevo un futuro senza di lei”; ma sono altri, più nascosti, i segnali del disagio che ha condotto al femminicidio. (ilmessaggero.it)

«Temevo che i miei genitori non volessero più vedermi». Filippo Turetta, la strategia sulla premeditazione nel memoriale e la reazione dei genitori

Più di cinque ore di fronte a giudici togati e giuria popolare, tra lunghi silenzi, balbettamenti, frasi infarcite di “cioè”, “penso che”, “in un certo senso”, “non lo so”, e solo a tratti concluse. (ilgazzettino.it)

Turetta, infatti, temeva che i genitori non volessero più vederlo dopo l'arresto. Temeva che i genitori potessero scoprire la premeditazione del femminicidio di Giulia Cecchettin. (ilgazzettino.it)