L’Europa tra pace e deterrenza: visione strategica e leadership oltre i (piccoli) confini nazionali?

(di Gian Carlo Poddighe ) Sabato un certo numero di persone è sceso in piazza, tutti per motivi diversi, con logiche opposte. Alcuni, e tra questi pochi con convinzione e conoscenza dell’argomento, erano stati convocati per dimostrare per la pace e contro un riarmo che sottrarrebbe risorse per il benessere. Una convocazione capziosa: non si tratta di riarmare l’Europa per fare la guerra alla Russia, si tratta di riarmare l’Europa per dissuadere chiunque, ed ora la Russia, dal farci la guerra. (Difesa Online)
Ne parlano anche altri media
Signor direttore, ormai non ci sono più dubbi, a Bruxelles sono impazziti. (Gazzetta di Parma)
L’Inter e l’Arabia Saudita si sono scelte per condurre un partenariato funzionale a garantire benefici reciproci alle parti. Un nuovo evento dimostra la sinergia tra il club nerazzurro e la nazione mediorientale. (Inter-News)
L’Europa unita è stata fondata sull’assioma della pace. L’Europa riarmata corre invece forti pericoli di implosione che, a loro volta, potrebbero innescare guerre intra-europee high-tech. Il vortice del riarmo richiede un continuo rinnovo degli arsenali e, se prudono le mani, qualcuno prima o poi schiaccia il grilletto. (Il Fatto Quotidiano)

Mentre siamo appesi alla telefonata Trump-Putin sull’Ucraina, allo stallo dei negoziati sulla tregua a Gaza e alla guerra del Mar Rosso contro gli Houthi yemeniti, i guerrafondai europei esaminavano ieri la proposta della estone Kallas, rappresentante della politica estera, di altri 40 miliardi di aiuti militari e civili a Kiev da aggiungere agli 800 del piano di riarmo della Von der Leyen. (il manifesto)
Bentrovati. (Corriere della Sera)
Il presidente dell’Ucraina Zelensky inizia a rendersi conto di aver perso una guerra determinata lanciando il sasso, mettendosi il cerotto e imbarcando tali quantità di denaro, generosamente offerte dall’Unione Europea e non solo, da dissestare la già flebile economia della stessa Unione Europea, che probabilmente, guidata com’è da caparbietà e sfrenate grandeurs, può trovare solo nel rinnovato urlo di guerra una ragion d’essere alla propria finzione politica. (La Gazzetta del Mezzogiorno)