Cascina Spiotta: difesa di Azzolini, processo paradossale
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"Un processo paradossale per una vicenda di cinquant'anni fa maturata in un contesto storico diverso, dove ad essere chiamati in causa sono degli ottantenni che hanno già fatto anni e anni di galera". Così uno degli avvocati difensori, Davide Steccanella, prima di entrare nell'aula 35 del palazzo di giustizia di Torino per l'apertura dell'udienza preliminare, ha definito il procedimento giudiziario avviato dalla Dda piemontese a carico di quattro ex brigatisti per la sparatoria del 1975 alla Cascina Spiotta. (l'Adige)
Ne parlano anche altre fonti
È un processo, ma anche una ricostruzione storica di un passato mai dimenticato. Primo appuntamento in aula per l’udienza preliminare che racconta la sparatoria del 5 giugno 1975 avvenuta alla Cascina Spiotta, nel comune di Arzello, nell’Alessandrino. (Corriere della Sera)
Era il 5 giugno 1975. Io, mia madre e le mie sorelle avevamo appena pranzato. (Torino Cronaca)
Imputati sono quattro ex brigatisti, tutti accusati di omicidio aggravato: Renato Curcio (il fondatore delle Brigate rosse), Lauro Azzolini, Mario Moretti e Pierluigi Zuffada. Si è aperta questa mattina, giovedì 26 settembre, in tribunale a Torino l'udienza preliminare sulla sparatoria tra Brigate rosse e carabinieri del 4 giugno 1975, nell'Alessandrino. (Torino Cronaca)
È l’udienza preliminare sulla richiesta di rinvio a giudizio per omicidio e concorso in omicidio per quattro ex brigatisti rossi (fra cui i capi storici Mario Moretti e Renato Curcio) accusati dell’omicidio di Giovanni D’Alfonso il 5 giugno 1975 nelle campagne di Acqui Terme. (ilmessaggero.it)
Il procedimento ha preso le mosse dopo la riapertura delle indagini determinata da una denuncia depositata nel dicembre del 2021 dal figlio del militare, Bruno d’Alfonso, a sua volta carabiniere in congedo, che aveva chiesto alla Dda del capoluogo piemontese di individuare un brigatista che era sfuggito alla cattura: ora gli inquirenti ritengono che si tratti di Lauro Azzolini. (Corriere TV)
Il punto cruciale del procedimento in corso a Torino è l’utilizzo del trojan grazie al quale la procura ha raccolto due intercettazioni che ritiene fondamentali. (il manifesto)