Bezos e no all'endorsement del Washington Post: il patron di Amazon teme la vendetta di Trump?
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"Rinunciare all'endorsement è una scelta di principio, ed è quella giusta". Jeff Bezos rivendica in un editoriale pubblicato sul Washington Post la decisione di non fare esprimere il giornale di cui è editore a favore di uno dei due candidati alle presidenziali americane, interrompendo una tradizione decennale. Il patron di Amazon dal 2013 è proprietario della storica testata di Washington. Sia nel 2016 che nel 2018 il Post si era schierato contro Donald Trump, e il giornale, e anche il suo proprietario, era stati nel mirino delle esternazioni del tycoon per tutta la sua presidenza. (Adnkronos)
Ne parlano anche altre testate
Né con Kamala Harris né con Donald Trump: il Washington Post aveva annunciato a 10 giorni dalle elezioni che non appoggerà nessuno dei due aspiranti presidenti, rompendo così con una tradizionale cinquantennale di supporto ai democratici. (RaiNews)
Ma Jeff Bezos, mister Amazon, il secondo uomo più ricco del pianeta (dopo Elon Musk) con un patrimonio personale stimato in circa 205 miliardi di dollari, in qualche modo sta pagando la sua scelta di essere pavido. (il Giornale)
Il motto che dal 2017 (“Democracy dies in darkness”) accompagna la testata del Washington Post è una sorta di memento mori che non riguarda solo la stampa libera, bensì quale idea di società vogliamo mettere in pratica. (Esquire Italia)
Di Domenico Maceri – (Notizie Geopolitiche)
NEW YORK – Jeff Bezos, fondatore di Amazon e proprietario del Washington Post, ha difeso la decisione di non schierare per la prima volta il giornale della capitale con uno dei candidati presidenziali, a pochi giorni dal voto. (la Repubblica)
Per i democratici è inconcepibile che il The Washington Post, il giornale liberal per eccellenza, la testata che ha scatenato il Watergate, possa per la prima volta dopo ben trentasei anni non esprimere un endorsement per il candidato dem. (Il Riformista)