Pietro Citati l'uomo che riscriveva la letteratura

Bisognerebbe cioè costruire un piccolo romanzo critico, il cui protagonista, sfuggente, misterioso, sia l'incarnazione - una delle ultime; o forse, in Italia, davvero l'ultima - del letterato puro.

Il sacerdote di un culto laico, votato a un'ossessione quieta, a una malattia felice (la "malattia dell'infinito", volendo usare una sua formula): quella dell'iperlettore che diventa artista senza essere autore di romanzi, ma raccontando e studiando, e in qualche modo riscrivendo, i libri altrui; quella del critico-interprete-rabdomante che rinuncia in partenza a qualsiasi strumentazione e ipoteca di natura accademica

Per dirgli addio come si deve, bisognerebbe saper scrivere un ritratto di Pietro Citati "à la Citati". (la Repubblica)

Su altri giornali

Spiega Chiara Fera: «Appassionante la monografia su Fëdor Dostoevskij, scritta inavvertitamente e sorprendentemente sulle pagine culturali dei quotidiani, per lettori comuni, vincendo la faticosa sfida contro il reazionario elitarismo della letteratura. (Corriere della Calabria)

In patria Citati era Cavaliere di gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiana e Grande ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica italiana. Scrittore e critico letterario autorevole, interprete dei tempi attraverso le opere del passato. (Italia Oggi)

Nato a Firenze il 9 febbraio 1930, nella sua lunga riflessione ha spaziato da Omero a Proust, da Leopardi a Goethe, da Manzoni a Kafka. Allo scrittore venne conferito il Premio Chiara alla Carriera il 15 marzo 2009 con questa motivazione:. (varesenews.it)

E’ morto all’età di 92 anni lo scrittore e critico letterario Piero Citati. Proprio il quotidiano La Repubblica ha comunicato la notizia della scomparsa di Citati, uno dei suoi collaboratori più prestigiosi. (La Provincia di Lecco)