Editori arrabbiati per la Manovra: nuova web-tax penalizza le imprese digitali italiane
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In una nota, gli editori della Fieg hanno manifestato stupore e amarezza per la norma contenuta nel disegno di legge di Bilancio, che estende l’imposta sui servizi digitali a tutte le imprese che generano ricavi da questi servizi. La nuova disposizione elimina le soglie attualmente previste, che escludevano dall’imposta le imprese con meno di 750 milioni di fatturato globale e ricavi da servizi digitali in Italia inferiori a 5,5 milioni. (Primaonline)
La notizia riportata su altri giornali
«La decisione del Mef» di istituire una web tax «ha un suo fondamento dal punto di vista finanziario ma io personalmente avrei fatto qualche ragionamento in più e credo che il ministro Giorgetti stia valutando una sorta di progressione di tassazione». (Agenparl)
Il riconoscimento ha una particolare importanza perché è raro che venga conferito a personalità non irlandesi. (Frosinone News)
"Una Digital services tax più pesante – fa notare Paolo Barberis, cofondatore di Dada e papà di Nana Bianca, incubatore di startup – finirà per essere scaricata sulle tasche dei consumatori". Ma con l’allargamento della web tax e l’innalzamento della tassazione sulle cripto-attività dal 26% al 42% i morti che parlano rischiano di essere due: i consumatori e le aziende più innovative. (QUOTIDIANO NAZIONALE)
Doppia sorpresa dal governo per il mondo dell’editoria. (Italia Oggi)
Si tratterebbe di una forte penalizzazione per il settore, particolarmente per le piccole e medie imprese e le start-up. "Si rischia di pregiudicare le startup e lo sviluppo del settore – spiega il presidente di Cna Digitale, Nicola Ciulli –. (il Resto del Carlino)
L’Associazione Nazionale Stampa Online ANSO, in rappresentanza di tutte le testate di informazione locale e di tutti i propri iscritti chiede una modifica della norma sull’imposta sui servizi digitali. (Il Capoluogo)