“Niente bandierine in manovra”. Meloni ferma l’assalto di FI e Lega
Prima il metodo. “Diamo noi l’esempio”, mette subito in chiaro Giorgia Meloni quando alle sei di sera fa accomodare nel salotto di casa sua i due vicepremier, Antonio Tajani e Matteo Salvini, insieme al leader di Noi Moderati, Maurizio Lupi. L’esempio: la responsabilità sulla manovra. Niente bandierine. Modifiche contenute e solo se condivise da tutti i partiti della maggioranza. È il meto… (la Repubblica)
Ne parlano anche altri giornali
In questi ultimi giorni ha tenuto banco la notizia secondo cui il presunto “papa Francesco”, tutto ansioso di rimettere urgentemente in sesto le finanze vaticane, annuncia tagli drastici al personale laico e alle pensioni dei cardinali. (Il Giornale d'Italia)
Si incontrano di domenica pomeriggio i vertici del governo perché così impone l'agenda fittissima della premier Giorgia Meloni e i vice Matteo Salvini e Antonio Tajani, insieme al capo di Noi Moderati Maurizio Lupi e al ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti. (ilmessaggero.it)
Conferma riunione alle 18 con i leader di centrodestra (Il Sole 24 Ore Radiocor) - Roma, 24 nov - Il vertice dei leader di maggioranza "c'e' oggi alle 18, parleremo della Manovra economica, che si puo' aggiustare in Parlamento con l'accordo di tutte le forze di maggioranza". (Il Sole 24 ORE)
Confermare il taglio del canone Rai a 70 euro, come chiede la Lega? Aumentare le pensioni minime come vuole Forza Italia, che continua anche a spingere per il taglio della seconda aliquota Irpef dal 35 al 33% nonostante i deludenti risultati della prima tranche del concordato preventivo biennale con cui si intendeva finanziarlo? Confermare la norma sui controllori del Mef nei collegi sindacali delle società che ricevono contributi pubblici, limitandosi ad alzare a 1 milione di euro la soglia che fa scattare il monitoraggio, come propone Fratelli d’Italia? Sono alcuni tra i nodi che i leader di maggioranza cercheranno di sciogliere durante il vertice convocato per le 18 di domenica per spianare la strada alla manovra, bersagliata da 1.200 emendamenti dei partiti che sostengono il governo (ne restano 220 “supersegnalati”), e al decreto fiscale su cui le votazioni sono slittate a lunedì. (Il Fatto Quotidiano)