Smart working a due velocità, chi lo abbandona e perché
Articolo Precedente
Articolo Successivo
Tra le tante angolature con cui si affrontano le questioni una è quella che parte dai numeri. Quelli dello smart working, elaborati dall’Osservatorio del Politecnico di Milano ci dicono che lo smart working si sta evolvendo a diverse velocità, a seconda della dimensione di impresa. Il numero di lavoratori da remoto stimato per quest’anno è di 3 milioni e 555mila. È in lievo calo (-0,8%), rispetto al 2023, quando era stato di 3 milioni 585mila. (Il Sole 24 ORE)
Ne parlano anche altre testate
Se in Italia molte aziende hanno iniziato a sperimentare nuovi modelli di lavoro agile come i quattro giorni lavorativi, nelle ultime settimane alcune imprese stanno facendo marcia indietro sullo smart working. (LA STAMPA Finanza)
Lavorare da casa, lavorare in maniera intelligente e produttiva: se il Covid-19 ha lasciato qualcosa in eredità al mondo del lavoro è sicuramente lo smart working, che si evolve, cambia e si adatta alle nuove richieste mese dopo mese. (Business People)
Smart working, a che punto siamo? (Start Magazine)
Nella nuova indagine realizzata per Pulsee Luce & Gas, dalla società NielsenIQ, un intervistato su tre lavora in modalità smart-working o ibrida: tra i lati positivi c'è l'ottimizzazione del tempo e il bilanciamento della vita privata e lavorativa, oltre al fatto che si usa meno la macchina per gli spostamenti e c'è più tempo per fare lavori domestici. (Sky Tg24 )
In quest’ottica, la settimana corta, ovvero quattro giorni di lavoro a settimana e lo smart working possono essere dei validi strumenti. – Le aziende sono sempre più impegnate ad accrescere il benessere dei lavoratori. (QUOTIDIANO NAZIONALE)
Lo rende noto la ricerca dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano presentata durante il convegno “Tra Smart Working e Return-to-Office: orientarsi nel labirinto della flessibilità”. Per il 2025 si prevede una crescita del +5%, che porterebbe a toccare 3,75 milioni. (Finanza.com)