Landini assediato dalla destra

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INTERNO

ROMA. L'attacco del centrodestra e del governo a Maurizio Landini non si ferma. Di prima mattina è Matteo Salvini ad aprire il fuoco di fila delle critiche contro il segretario generale della Cgil che mercoledì, nel corso di un'assemblea sindacale a Milano, ha evocato la rivolta sociale contro la manovra del governo, convinto che sia arrivato il momento di «dire basta» e rivendicare la tutela dei diritti dei lavoratori. Le parole di Landini, che ha invocato una "vera e propria rivolta sociale", continuano a infiammare il dibattito politico sulla Legge di Bilancio tra governo e sindacati.

Federico Freni, sottosegretario del Ministero dell’Economia, ha espresso sconcerto per le dichiarazioni del leader sindacale, affermando che il Paese può andare avanti benissimo anche senza l’astio e l’irresponsabilità di Landini. Le reazioni non si sono fatte attendere: il vicepremier e ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, ha definito le parole di Landini irresponsabili e pericolose, mentre il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha sottolineato che la rivolta sociale non è un messaggio di grande responsabilità e fa pensare a manifestazioni violente.

Nel frattempo, all'interno delle sigle sindacali emergono fratture: la Cisl ha deciso di disertare la mobilitazione indetta per il prossimo 29 novembre, mentre la Uil si è schierata al fianco della Cgil. L'opposizione, invece, ha espresso solidarietà al sindacalista, denunciando le minacce e le intimidazioni al leader della Cgil. Tuttavia, il dibattito rimane acceso e la tensione tra governo e sindacati continua a salire in vista dello sciopero generale.

Le parole di Landini hanno scatenato dure reazioni da parte del governo e della maggioranza, ma anche all'interno delle stesse sigle sindacali si registrano divisioni. La Cisl, infatti, ha deciso di non partecipare alla mobilitazione, mentre la Uil ha confermato il proprio sostegno alla Cgil.