Siria, incursione Turchia imminente? I timori Usa e l'appello dei curdi
La Turchia e le milizie alleate rafforzano il dispiegamento di unità al confine con la Siria e nuovi sviluppi potrebbero essere imminenti. A confermarlo sono fonti ufficiali statunitensi. I curdi si rivolgono a Donald Trump e gli chiedono di mantenere la promessa che "gli Stati Uniti non li abbandoneranno", che "tuteleranno la dignità e la sicurezza di coloro che sono stati alleati fedeli nella battaglia per pace e sicurezza". (Adnkronos)
Ne parlano anche altre testate
Gaiani: “In Siria perdono i curdi e l’Iran, ma il vincitore è Erdogan” Guarda il video qui sotto, a questo link o sul Canale You Tube di Analisi Difesa. (Analisi Difesa)
Il pragmatismo e il localismo diventano l'assunto per il nuovo governo siriano che sarà guidato dal primo ministro Muhammad Bashir, almeno fino alle prossime elezioni del marzo 2025. Il Governo di sicurezza nazionale appena insediato in Siria, quello in mano ai ribelli guidati da Abu Muhammad Jolani, vivrà un periodo di transizione turbolento. (Today.it)
MONDO. Il crollo del regime di Bashar al-Assad è stato troppo rapido e improvviso per poterlo già valutare appieno. È chiaro che ha molto influito la situazione di difficoltà dei suoi tre alleati principali: l’Iran a rischio guerra con Israele (e gli Usa), l’Hezbollah libanese mutilato dallo scontro con Israele, la Russia stressata dalla guerra in Ucraina. (L'Eco di Bergamo)
Secondo alcune fonti l’esercito di Ankara starebbe già bombardando le aree adiacenti alla città nei pressi di un fronte, quello tra curdi siriani e Turchia che non si è mai chiuso. La linea del fronte si attesterebbe al momento sulla linea della diga di Tishrin, localizzata a 90 kilometri a est di Aleppo lungo il fiume Eufrate. (Il Giornale d'Italia)
All’inizio della rivolta del 2011, la Turchia era il modello degli insorti: un Paese musulmano, democratico e in rapido sviluppo economico. Il presidente Recep Tayyip Erdoğan si sarebbe accontentato di quel ruolo e, d’altra parte, quella carta si stava svalutando in seguito alle trattative con i curdi di casa propria per una soluzione politica del conflitto. (Start Magazine)
La Siria è un paese chiave per gli equilibri geopolitici di quella parte di mondo: «Si ritirano i russi, troppo assorbiti dal conflitto in Ucraina – spiega Rampini – e si ritira anche l’impero persiano degli ayatollah di Teheran, che attraverso Hezbollah consideravano la Siria anello decisivo della loro influenza in Medio Oriente». (Corriere TV)