Siria: la gioia… è accompagnata da cautela e paura. Intervista al compagno Munif, del Partito d’Azione Comunista siriano.
Pubblichiamo da International Viewpoint, organo in inglese della Quarta Internazionale, questa intervista, anche se è vecchia di una settimana. Munif Mulhem è un compagno della Quarta Internazionale che vive a Damasco. Militante del Partito d’Azione Comunista della Siria, è stato imprigionato per 17 anni nella terribile prigione di Palmira. Non ha mai rinunciato alla sua lotta contro la dittatura ed è stato arrestato di nuovo cinque anni fa, ma fortunatamente è stato rilasciato dopo alcuni mesi. (Brescia Anticapitalista)
Ne parlano anche altri giornali
Chiunque abbia seguito da vicino le vicende siriane dal 2011 sa che il desiderio di cambiamento è stato espresso da una parte importante della società, sia pur in modi e con obiettivi diversi. Alcune prospettive hanno avuto modo nel tempo di consolidarsi maggiormente, dando luogo e istituzioni di fatto che, nel corso del tempo, hanno conteso al regime il controllo del territorio. (Il Fatto Quotidiano)
Il crollo di Bashar al-Assad ha come immediato corollario il declassamento di Mosca dal rango di grande potenza. A rivelarsi significative sono soprattutto le conseguenze che il collasso del regime alauita ha per l’operatività marittima della Russia. (Panorama)
Purtroppo non si può misurare il mondo con un metro ormai inservibile.Ci risiamo. Con la fuga di Bashar al-Assad, si reitera lo sbaglio fatto con Saddam Hussein e Muhammar Gheddafi: esultare per il dittatore caduto. (Panorama)
Dopo la caduta del regime siriano di Assad, l'emergere di una nuova “costellazione” di potere, nel territorio in passato riconosciuto come Siria, non solo rischia di diffondersi in tutta la regione, ma anche di causare una possibile presa di controllo regionale da parte della Turchia governata da Erdogan (a suo tempo definito quale un dittatore dall’ex presidente del consiglio italiano Draghi). (Difesa Online)
«Prepariamoci a celebrare con una grande festa il passaggio dalla morte alla vita. La sua luce splende già alla fine del tunnel in cui siamo immersi. Questa è la mia speranza per la Siria». Le parole, incise in arabo sulla lastra grigia, sotto la foto del volto assorto di Frans von der Lugt, hanno acquistato un altro suono da due settimane. (Avvenire)
Velo bianco come i guanti di lattice, gillet nero e jeans, anche ieri, Judi, avvocata 26enne, ha impugnato la scopa e ha «fatto la sua parte per rendere la Siria migliore», come dice. O, almeno, per rimuovere cartacce, foto bruciacchiate di Bashar al-Assad e bossoli dei proiettili sparati, ogni sera, dalla folla a piazza degli Omayyadi, nel cuore di Damasco, per celebrare la caduta del regime. (Avvenire)