"Arcangelo mi sfidava a sparare": Renato Caiafa resta in carcere, può condizionare gli amici
Articolo Precedente
Articolo Successivo
Il gip non ha convalidato il fermo per Renato Caiafa ma ha disposto il carcere: la sua versione e quella degli amici vengono ritenute inverosimili, per il giudice l'arma era già in possesso dei giovani. (Fanpage.it)
Se ne è parlato anche su altre testate
Lo ha deciso il gip di Napoli che ha ritenuto di non convalidare il provvedimento di fermo disponendo, però, la detenzione in carcere. Al giovane la Squadra Mobile di Napoli e la Procura contestano il porto, la detenzione e la ricettazione dell'arma che la notte tra venerdì e sabato scorsi ha ferito a morte il suo amico 18enne, Arcangelo Correra, poi deceduto in ospedale. (leggo.it)
PUBBLICITA Napoli.I funerali di Arcangelo Correra si svolgeranno domani, giovedì 14 novembre alle 15, nella chiesa di Santa Caterina Formiello, nel cuore di Forcella, e che si trova poco distante dal punto esatto in cui è stato ucciso. (Cronache della Campania)
Ha confermato la sua versione Renato Benedetto Caiafa, il 19enne fermato per la morte di Angelo Correra, 18enne morto all’alba di sabato scorso per un colpo partito da una pistola mentre si trovava in piazzetta Sedil Capuano, nel centro antico di Napoli. (LAPRESSE)
“Arcangelo lo sfidava a sparare, mostrando il petto…tutti guardavano nella loro direzione e, una volta esploso il colpo, gli avevano urlato ‘cosa hai fatto'”. Mette i brividi il racconto contenuto nell’ordinanza con la quale la Gip ha disposto il carcere per Renato Caiafa, il diciannovenne che avrebbe fatto partire “per sbaglio” il colpo di pistola che all’alba dello scorso 9 novembre ha ferito a morte l’amico diciottenne Arcangelo Correra, poi morto in ospedale. (Internapoli)
Trovata per strada, dice il ragazzo, in piazza Sedil Capuano, dove è avvenuto lo sparo, alle cinque di mattina di sabato scorso. Il magistrato usa tre volte la parola “inverosimile” in dieci pagine. (Il Fatto Quotidiano)
La tesi dell’arma trovata casualmente in strada non sta in piedi. (La Repubblica)