Vinitaly chiude in crescita con 97mila visitatori, mentre la Lombardia brilla con sei vini d’eccellenza
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La 57ª edizione di Vinitaly si è conclusa con un bilancio più che positivo, confermando il ruolo centrale della manifestazione veronese nel panorama enologico internazionale. Oltre 97mila visitatori, di cui il 7% in più rispetto all’anno precedente provenienti dall’estero, hanno animato gli stand, dimostrando come l’interesse per il vino italiano resista nonostante le incertezze economiche globali. A trainare la presenza internazionale, come prevedibile, sono stati i mercati chiave per l’export: Stati Uniti, Germania e Regno Unito, che hanno ulteriormente consolidato il loro legame con Verona, capitale indiscussa del settore.
Tra le novità di quest’anno, spicca il successo della Lombardia, che ha portato a casa sei riconoscimenti per vini d’eccellenza, confermando una crescita qualitativa che ormai da tempo va oltre i confini delle tradizionali zone vitivinicole. Ma non sono mancate le sorprese provenienti da territori meno celebrati, come la Capitanata, dove San Severo ha fatto parlare di sé con le sue bollicine, simbolo di un’effervescenza che unisce tradizione e innovazione. Le aziende locali, protagoniste di un cambiamento che parte dalle cantine e dalla terra, hanno dimostrato come la volontà di valorizzare l’identità territoriale possa tradursi in risultati concreti.
Sul fronte degli assaggi, i bianchi hanno conquistato palati e critica. Tra questi, spicca il Parusso Rovella Langhe Doc, prodotto dall’azienda di Monforte d’Alba guidata dai fratelli Marco e Tiziana: un Sauvignon selezionato da vigneti ventennali di Castiglione Falletto e Monforte, capace di raccontare l’eleganza e la complessità del territorio. E ancora, tra le esperienze più interessanti, va segnalata la masterclass del Comitato Historical Super Tuscan, che ha ripercorso la storia di quei vini toscani che, negli anni ’80, rivoluzionarono l’enologia italiana sfidando le convenzioni e conquistando la scena mondiale.