Putin infrange la tregua di Pasqua, Zelensky denuncia 64 raid russi
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Mentre i fedeli ortodossi celebravano la Pasqua, in Ucraina i combattimenti non si sono fermati, nonostante la tregua annunciata da Vladimir Putin. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha accusato Mosca di aver violato ripetutamente la cessazione delle ostilità, confermando 59 attacchi di artiglieria e 5 assalti lungo il fronte nelle prime ore dall’entrata in vigore del cessate il fuoco. Una tregua che, stando alle dichiarazioni del Cremlino, sarebbe durata trenta ore per "ragioni umanitarie", ma che nella realtà si è rivelata più un gesto simbolico che un reale passo verso la pace.
Poche ore prima dell’inizio della tregua, Putin aveva partecipato alla messa pasquale nella Cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca, accompagnato dal sindaco Sergey Sobyanin e sotto la guida spirituale del patriarca Kirill. Un’immagine di devozione in netto contrasto con le operazioni militari che, secondo Kiev, non hanno mai smesso di colpire città e villaggi. Tra le vittime, almeno un civile ha perso la vita, aggiungendosi a un bilancio che continua a crescere nonostante le promesse di dialogo.
La tregua, annunciata durante un incontro con il capo di Stato maggiore Valerij Gerasimov, avrebbe dovuto concludersi dopo la mezzanotte del 21 aprile. Ma già nelle prime ore si sono moltiplicate le segnalazioni di violazioni, confermate anche da fonti locali. Intanto, il vescovo greco-cattolico Maksym Ryabukha, costretto a lasciare la sua diocesi di Donetsk a causa dell’occupazione russa, ha raccontato di aver attraversato in auto il fronte, da Kharkiv a Zaporizhzhia, per raggiungere i fedeli nelle zone ancora libere. Una testimonianza che sottolinea come il conflitto divida non solo il territorio, ma anche le comunità religiose.