L'editoriale/ La via stretta del campo largo

I governi di coalizione – partiti di diverso orientamento che si accordano sulla realizzazione di un programma comune: prima del voto (preferibilmente) o a risultato delle urne acquisito – sono la regola nella gran parte delle democrazie, persino ormai in quei sistemi politici dove, in virtù dei meccanismi elettorali o della loro particolare struttura istituzionale, gli esecutivi erano espressione tendenzialmente omogenea o unitaria di una sola forza politica (e, al massimo, dei suoi satelliti minori). (ilmessaggero.it)

La notizia riportata su altre testate

Di quel dettaglio che si chiama collocazione internazionale (Trump o Harris, armi o fiori nei cannoni a Kiev per la gioia di Putin) neanche a parlarne, compresa l’Europa (Ursula sì, Ursula no). (La Stampa)

Conte non ne ha mai fatto un mistero. Fratoianni la pensa allo stesso modo: «Ormai Renzi appartiene al passato». (Corriere della Sera)

Di Paolo (Il Fatto Quotidiano)

Ma questo 1) non cambia la realtà, e la realtà è che quei due partiti possono fare solo un matrimonio di interessi, che la loro non è una storia d’amore politica, che l’uno tira verso sinistra e l’altro verso destra; e 2) è la ragione per cui non vinceranno insieme le prossime elezioni. (Corriere della Sera)

Sarà pur vero che da… Non facciamoci del male, è il refrain morettiano dietro cui si trincera l’intera classe dirigente del Pd, mentre va in scena l’ennesima prova di sfascio del traballante campo largo (la Repubblica)

“Non si può andare avanti a colpi di ipocrisia, ci sono dei problemi col Pd. Renzi? Con lui non possiamo fare politica”. (Il Fatto Quotidiano)