Traffico internazionale di cocaina, tra i 13 arrestati anche tre portuali livornesi: chi sono e i loro ruoli
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In particolare Antonini, indicato dal gip come referente principale nell'area di Livorno della organizzazione, avrebbe fornito supporto logistico creando le condizioni favorevoli a far uscire la droga dall'area portuale, curando il posizionamento dei container interessati.
Farioli, infine, avrebbe fornito supporto logistico mettendo a disposizione un appartamento per consentire la permanenza temporanea dei componenti dell'organizzazione e nascondere provvisoriamente la droga recuperata nei container
Billi, invece, sarebbe stato coinvolto nell'ingresso di alcuni componenti del sodalizio nell'area portuale, mentre Cioni avrebbe avuto compiti di natura più informativa e organizzativa. (LivornoToday)
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Quello che la Fondazione Antonino Caponnetto dice da tempo è quindi confermato dai fatti: la 'ndrangheta controlla parte del porto di Livorno alla stregua di quanto accade con i porti del nord Europa. (IL TELEGRAFO)
Grazie a complicità locali, Livorno è così diventato uno dei principali hub per gli approdi degli ordini di cocaina dal sudamerica. Come le grandi holding, a nche la ’ndrangheta produce dove è più conveniente. (La Nazione)
I contatti tra calabresi e alcuni dipendenti che lavorano al porto vanno infatti avanti da mesi. In queste carte c’è anche una storia di pistola («la bimba», come la chiamano) nel quale è coinvolto l’Antonini (Corriere Fiorentino)
Un tornaconto economico, sosteneva Molè, doveva essere loro riconosciuto comunque, se non altro per il rischio corso di essere scoperti. “Le minacce – ha spiegato ancora l’ad – sarebbero molto gravi, anche di morte, coinvolgendo anche le famiglie dei dipendenti“. (Quotidiano online)
Nascosti nel bagagliaio della propria auto uno dei dipendenti di una compagnia portuale avrebbe fatto entrare nel porto due uomini di Gioia Tauro incaricati dalla ‘ndrangheta di recuperare un carico di cocaina da un container arrivato dal Sud America. (IL TELEGRAFO)
Firenze, 18novembre 2021 - Elena Meini, consigliere regionale toscano della Lega, è la presidente della Commissione d'inchiesta sulle infiltrazioni mafiose. La Toscana ha la forza di una comunità coesa che sente forte il valore della legalità ma oggi questo non basta più" (La Nazione)