Perché Christopher Reeve, 20 anni dopo, è il Superman migliore

Il giorno dopo L'America era in lacrime. Il 10 ottobre 2004, esattamente vent'anni fa, si spegneva Christopher Reeve. Aveva dato volto, voce e soprattutto corpo all'eroe americano per eccellenza, a quel Superman che nel 1978 Richard Donner aveva reso mito. Fu il primo, vero, grande cinecomic, innestò una rivoluzione che si sarebbe poi evoluta nel tempo, ma di cui quella saga rappresenta le fondamenta. (Esquire Italia)

La notizia riportata su altri giornali

Il leggendario e amatissimo interprete di Superman rimase paralizzato e dipendente da un respiratore dopo una caduta durante una gara di equitazione, e morì poi per insufficienza cardiaca all'età di 52 anni nel 2004 (Movieplayer)

"Super/Man: The Christopher Reeve Story" vi spezzerà il cuore Christopher Reeve grazie al ruolo di Superman nella prima, grande saga cinecomic, diventò una star immortale (Today.it)

La sua tragica storia è stata ripercorsa più volte, l'ultima in ordirne Una carriera interrotta nel 1995, quando dopo un incidente a cavallo rimase completamente paralizzato dal collo in giù. (Io Donna)

Super/Man: the Christopher Reeve Story. La recensione

In realtà Reeve, il più grande supereroe del grande schermo, suo malgrado dopo la terribile caduta da cavallo nel 1994 che lo rese tetraplegico, un eroe lo è diventato “nella vita reale” come dice il maggiore dei suoi tre figli, Matthew, venuto a Roma proprio per presentare questo doc, iniziato tre anni e mezzo fa e pieno di filmati d’archivio e amatoriali. (cinematografo.it)

Da attore sconosciuto dell’Off Broadway a interprete del primo supereroe cinematografico. Da grande star di Hollywood ad attivista e avvocato per i diritti dei disabili, dopo che una caduta da cavallo lo ha paralizzato dalla testa in giù. (Adnkronos)

Poco prima della fine di Super/Man: the Christopher Reeve Story, in uno spezzone inserito durante uno dei tanti – e per certi versi, quasi insopportabili per qualità e quantità lacrimosa – apici emozionali del documentario, tocca alla comune amica Glenn Close esplicitare la terribile sensazione che serpeggiava fin lì anche nello spettatore più anaffettivo: “Sono sicura che se Christopher fosse vivo oggi, anche Robin Williams lo sarebbe“. (Sentieri Selvaggi)