Da Barry Callebaut a Diageo e Lear, Cirio «in trincea» contro la fuga delle multinazionali dal Piemonte
Caro Piemonte addio, costi troppo, sei posizionato male, hai impianti obsoleti e non sei più strategico. Tra le righe dei comunicati con cui multinazionali del calibro di Diageo (27 miliardi di ricavi) e Barry Callebaut (10 miliardi), ma anche Te Connectivity, annunciano il disimpegno industriale dal territorio e la chiusura di siti produttivi prevista tra 2025 e 2026, non c’è la denuncia di una crisi sistemica o congiunturale, come nel caso dell’auto, ma di un cambio di rotta e di opportunità. (Corriere della Sera)
La notizia riportata su altri giornali
Insomma: non si scappa alla legge del numero, e l’avere una storia alle spalle non costituisce un’eccezione. (Dissapore)
«Siamo rammaricati dalla manifestata intenzione di Diageo di abbandonare l’investimento nel nostro territorio; tuttavia, non è nostro compito commentare la decisione di un’azienda. (TargatoCn.it)
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La Regione Piemonte è a fianco dei lavoratori dell'azienda Diageo di Santa Vittoria d'Alba che stamattina ha comunicato la volontà di chiudere lo stabilimento cuneese entro giugno 2026.... (Virgilio)
Davanti, la protesta… Dietro, la Villa Storica voluta da Carlo Alberto di Savoia e il grande stabilimento diventato negli anni Novanta l’unico sito produttivo italiano (e continentale) del colosso britannico Diageo (La Stampa)
"Oggi nello stabilimento si sarebbero dovute tenere le assemblee sindacali a fronte dell'informativa aziendale tenuta il 19 novembre. In otto giorni abbiamo avuto una caduta verticale nelle valutazioni di questa multinazionale, che non si rende conto del disastro sociale che porterà su questo territorio". (LaVoceDiAlba.it)