Perché non è possibile che i nostri smartphone esplodano per un attacco hacker

Da quello che sappiamo finora i cercapersone esplosi in Libano erano alimentati da batterie al litio. Nonostante siano le stesse batterie che ci sono nei nostri smartphone è improbabile che si possa replicare lo stesso attacco anche con gli smartphone che usiamo tutti i giorni. Qui vi spieghiamo perché. (Fanpage.it)

Se ne è parlato anche su altri media

Sull'esplosione dei cercapersone in Libano resta ancora molto da chiarire, a partire dalle modalità con cui è avvenuta l'esplosione sincronizzata. Quasi 4.000 feriti e 18 morti accertate. (Sky Tg24 )

Rimane una domanda ancora senza risposta. Chi ha prodotto i cercapersone? (Adnkronos)

A conferma delle nuove esplosioni, anche la testimonianza di un corrispondente di Al-Jazeera, che parla di detonazioni udite poco fa a Dahiyeh, sobborgo meridionale della capitale libanese e roccaforte di Hezbollah. (il Giornale)

LIBANO (Limes)

Oggi intorno alle 13.00 ora locale, si sono verificate decine di esplosioni e stavolta il vettore che è stato utilizzato sono le radiotrasmittenti (walkie-talkie) in dotazione agli uomini di Hezbollah. (Panorama)

Dei walkie talkie e altri dispositivi wireless, tra cui anche sistemi legati ai pannelli solari, sono esplosi nella roccaforte di Hezbollah alla periferia di Beirut e in altre zone del Libano. Lo hanno reso noto fonti vicine al gruppo e i soccorritori, che al momento parlano di almeno 20 morti e oltre 450 feriti. (L'Unione Sarda.it)