Green pass, entra in vigore l'obbligo per lavorare. Le proteste: in migliaia in presidio al porto di Trieste, bloccato un varco a Genova - la diretta
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La prima giornata di lavoro con certificato verde: manifestazioni in molte città, ma i blocchi e i disagi annunciati per ora non si sono verificati.
Intanto Stefano Puzzer, leader del Coordinamento lavoratori portuali di Trieste, ha fatto sapere che la protesta "va avanti a oltranza" - La cronaca
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Coda per il controllo green pass davanti ad Ansaldo a Genova Cornigliano con ripercussioni sulla viabilità ordinaria. "No green pass no fascisti" si legge sugli striscioni in lungomare Canepa e sui volantini distribuiti dal Coordinamento dei lavoratori portuali che hanno tentato di bloccare i varchi di ingresso. (Primocanale)
Intanto Stefano Puzzer, leader del Coordinamento lavoratori portuali di Trieste, ha fatto sapere che la protesta "va avanti a oltranza" - La cronaca (Il Fatto Quotidiano)
Una pagina che sembra essere quasi una presa in giro, l’opera di un troll, dello stile che assume talvolta, sui social, la protesta no green pass. Ma non si tratta del popolo no green pass bensì del milione di partecipanti alla street parade di Zurigo del 2018. (Genova24.it)
Di fronte all’invito i rappesentanti delle aziend del porto sono rimasti sostanzialmente zitti e alcuni non erano neppure presenti (non c’erano per esempio Gnv, Tirrenia e terminal San Giorgio). A due giorni dall’entrata in vigore del green pass, non è ancora chiaro chi pagherà i tamponi per i lavoratori del porto di Genova (Genova24.it)
A Genova come a Trieste, al porto non tira aria buona in vista dell’obbligo di green pass previsto per tutti i lavoratori a partire da venerdì. Contro il green pass ma anche molto determinati a prendere le distanze dalle modalità di protesta che si sono viste a Roma: “L’obiettivo dei fascisti è cavalcare le paure della gente per fare propaganda, e prendersela con le organizzazioni dei lavoratori è un totale controsenso – spiegano dal Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali – noi siamo contrari a uno strumento che divide i lavoratori e chiediamo che le spese di questo dispositivo non siano a carico dei dipendenti, ma lo facciamo per solidarietà ai colleghi che, con situazioni contrattuali precarie, rischierebbero di avere pesanti ripercussioni sul futuro lavorativo” (Il Fatto Quotidiano)
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