Val Venosta, lo studio choc dell'Università di Vienna: «Pesticidi fino a 2.000 metri»

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Corriere del Trentino ESTERI

L’agricoltura altoatesina finisce di nuovo sul banco degli imputati per il massiccio uso di pesticidi. A porre il problema non sono i gruppi ambientalisti ma due autorevoli università come la Rptu di Kaiserslautern e la Boku di Vienna che hanno appena pubblicato un corposo studio sulla val Venosta. «I residui dei pesticidi sono stati rinvenuti anche ad alta quota e persino nei parchi naturali che sono super protetti» spiega il professor Carsten Brühl dell’Università di Kaiserslautern. (Corriere del Trentino)

Ne parlano anche altri media

Dopo le roventi polemiche del passato, un nuovo studio scientifico sulla contaminazione da pesticidi nel terreno e nell’aria, causata dalla coltivazione intensiva delle mele, arriva come una bomba a terremotare l‘Alto Adige e in particolare la Val Venosta, area d’elezione della Provincia autonoma dove si produce quasi la metà del raccolto italiano. (Il Fatto Quotidiano)

(Rinnovabili. Foto di Estúdio Bloom su Unsplash (Rinnovabili)

Un recente studio condotto congiuntamente dall’Università Kaiserslautern-Landau (RPTU) e dall’Università di Risorse Naturali e Scienze della Vita di Vienna (BOKU) ha sollevato preoccupazioni riguardo all’ampia diffusione dei pesticidi utilizzati in agricoltura nella Val Venosta (MeteoWeb)

BOLZANO. Pesticidi nella coltivazione delle mele, lo studio: "Rilevati anche in alta quota". L'analisi in Val Venosta: "Nel suolo e nella vegetazione trovate diverse sostanze" (il Dolomiti)

La Val Venosta è la più grande regione dove si coltivano mele in Europa e qui, come è ormai tristemente noto, si fa un largo uso di pesticidi. Ora un nuovo studio, condotto dall’Università di Vienna in collaborazione con l’Università Kaiserslautern-Landau (RPTU), ha rivelato un dettaglio molto importante e preoccupante. (greenMe.it)

La parola d’ordine sembra essere “promuovere la biodiversità funzionale come alternativa all’uso dei pesticidi”. Una possibile misura sarebbe una riduzione o addirittura un divieto dell’uso dei pesticidi, almeno delle sostanze rilevate in aree remote, concludono i ricercatori dai risultati del loro studio. (UnserTirol24)