A Venezia presentato "Vermiglio", un mondo antico alla fine della guerra

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A Venezia presentato "Vermiglio", un mondo antico alla fine della guerra 03 settembre 2024 Roma, 3 set. - Ricorda il cinema di Ermanno Olmi "Vermiglio", il film di Maura Delpero presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia. E' ambientato fra le montagna della Val di Susa e racconta l'ultimo anno della seconda guerra mondiale in una grande famiglia che, con l'arrivo di un soldato rifugiato, perde la pace proprio nel momento in cui il mondo ritrova la propria. (Il Sole 24 ORE)

La notizia riportata su altri media

È il secondo film italiano in concorso a Venezia, passato ieri, ed è il secondo film da regista di Maura Delpero, che con il film d’esordio, Maternal, aveva ricevuto una menzione speciale al festival di Locarno. (QUOTIDIANO NAZIONALE)

Preciso, per niente lezioso. Un film con la montagna nel cuore, l’alta quota della Val di Sole, una storia in un susseguirsi di stagioni che sfrutta peculiarità scenografiche tipicamente trentine per un respiro molto più vasto. (il Dolomiti)

Ricorda il cinema di Ermanno Olmi "Vermiglio", il film di Maura Delpero presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia. E' ambientato fra le montagna della Val di Susa e racconta l'ultimo anno della seconda guerra mondiale in una grande famiglia che, con l'arrivo di un soldato rifugiato, perde la pace proprio nel momento in cui il mondo ritrova la propria. (il Dolomiti)

E dunque posava su di lei uno sguardo inedito, un invito a seguirla. È con tocco lieve che Maura Delpero si accosta a una storia che le è apparsa in sogno prima ancora che razionalmente. (Corriere della Sera)

Un filmdi cui, in sede di presentazione, il direttore Alberto Barbera non aveva esitato a sottolineare la freschezza, nel più puro stile di Ermanno Olmi, tra natura leopardiana e valori di umana solidarietà. (La Nuova Venezia)

Gli uomini più anziani li criticano e gli danno de vigliacchi ma la guerra la vivono da lontano. Il rumore delle armi risuona nel rombo dell’aereo che i bambini chiamano Pippo, nel vuoto degli uomini partiti al fronte, fra le lettere che non arrivano e nel ritorno di chi è scappato per non farsi ammazzare dai tedeschi come quei due soldati, uno del paese e l’altro suo amico che lo salvato siciliano, che vivono nascosti. (il manifesto)