Morte Bergamini, l’ex fidanzata condannata a 16 anni di reclusione

La Corte d’Assise di Cosenza ha inflitto una condanna di sedici anni di reclusione a Isabella Internò, accusata di omicidio in concorso con ignoti per la morte dell’ex fidanzato, il calciatore del Cosenza Donato Denis Bergamini, avvenuta a Roseto Capo Spulico il 18 novembre 1989. La sentenza è stata letta dalla presidente della Corte dopo otto ore di camera di consiglio. I giudici hanno ridotto la richiesta dell’accusa, che ammontava a 23 anni, concedendo le attenuanti prevalenti sulle aggravanti. (CatanzaroInforma)

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Stiamo parlando, degli ex compagni di squadra di Denis, che con lui avevano instaurato un rapporto particolare, Ugo Napolitano, Gigi Simoni, Michele Padovano, Alberto Urban e Padre Fedele, personaggio carismatico quest’ultimo, che in quegli anni frequentava la curva degli ultras rossoblù. (Quotidiano online)

Il camionista, Raffaele Pisano, confermò questa versione, sostenendo che il calciatore si fosse buttato improvvisamente sotto il suo mezzo, senza dargli il tempo di frenare. I fatti risalgono al 18 novembre 1989: lungo la Statale 106 in Calabria, il talentuoso centrocampista del Cosenza Calcio muore in circostanze misteriose. (Vanity Fair Italia)

Con una foto della sua gioventù e una frase carica di significato, Gianluca Di Marzio ha commentato su social la sentenza del Processo Bergamini. Il noto giornalista di Sky e figlio dell’ex allenatore rossoblu Gianni via Instagram ha scritto: Non è mai troppo tardi per conoscere la verità, caro Denis. (Tifo Cosenza)

"Era il luglio 2017 quando decidemmo di non assegnare più la maglia numero 8 a un nostro calciatore. Con quel gesto simbolico volevamo dare un segnale forte, augurandoci di arrivare un giorno a conoscere la verità sulla morte del nostro caro Denis Donato Bergamini. (Sport Mediaset)

ROMA – Non fu suicidio. Donato Denis Bergamini fu ucciso. Trentaquattro anni dopo la morte del giovane calciatore, la Corte d’Assise di Cosenza ha condannato l’ex fidanzata Isabella Internò a 16 anni di carcere come mandante dell’omicidio, in concorso con altre persone ancora ignote. (Dire)