Il braccio "fracassato", il colpo di pistola alla testa. Come è morto Yahya Sinwar
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Un'autopsia effettuata dalle autorità israeliane ha rivelato che il leader del movimento islamico palestinese Hamas, Yahya Sinwar, è morto per un colpo di pistola alla testa. Lo scrive il New York Times. Il dottor Chen Kugel, direttore dell'istituto forense nazionale israeliano che ha supervisionato la procedura, ha detto al giornale che Sinwar è stato inizialmen… (L'HuffPost)
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Per ribaltare la narrazione dei fatti e sostituirla con la narrazione dei simboli, che per definizione è leggendaria ed esagerata, dunque la meno realistica. Hamas, i pasdaran iraniani, le milizie sciite: tutto il cosiddetto Asse della Resistenza anti-israeliana sta tentando di rendere la fine di Yahya Siwar qualcosa di diverso da ciò che è. (la Repubblica)
La dinamica della sua uccisione non è indifferente, perché dà sostegno a due versioni opposte dell’azione israeliana a Gaza. Yahya Sinwar era diventato un simbolo del male, ma Hamas, come entità terroristica e organizzazione politica e sociale più complessa, non era cominciata né, verosimilmente, finirà con lui. (Avvenire)
È stato formulato con parole differenti. Il concetto, però, è il medesimo. Uno dopo l’altro, lo hanno espresso i principali leader internazionali, l’esercito israeliano e il Forum che riunisce i familiari dei rapiti da Hamas (Avvenire)
Nella notte fra il 17 e il 18 ottobre, le Idf (le forze armate di Tel Aviv) hanno diffuso un filmato girato da un drone di appena 48 secondi: si vede l'esterno di questa casa dalla facciata color tufo, le finestre e i muri sfondati, attraverso cui s'infila il drone. (Italia Oggi)
– Nella città fantasma nascosta nel ventre della terra, fatta di tunnel e caverne che sta sotto le macerie di Gaza dove ancora sono prigionieri tra i cinquanta e i cento ostaggi israeliani, la vità è sempre più dura. (QUOTIDIANO NAZIONALE)
È con queste parole che il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha tracciato una croce rossa sulla foto del ricercato numero uno, l’ideatore del massacro del 7 ottobre. “I conti sono stati regolati”. (Il Fatto Quotidiano)