Gian Paolo Gobbo, l'ex vicepresidente del Veneto: «Avere nel partito uomini come Vannacci è importante, ma fare il vicesegretario è un'altra cosa»

Articolo Precedente

precedente
Articolo Successivo

successivo
ilgazzettino.it INTERNO

PADOVA Salutato dal palco dai big, a partire da Matteo Salvini. E omaggiato dai militanti al termine del raduno, una processione di lighisti che non potevano andarsene senza aver prima stretto la mano al vecchio segretario della Liga Veneta. Settantasei anni dopodomani, già vicepresidente della Regione dal 1994 al 1995, sindaco di Treviso dal 2003 al 2013, europarlamentare, ma soprattutto presidente della Liga Veneta-Lega Nord dal 1994 al 1998 e poi segretario dal 1998 al 2012, Gian Paolo Gobbo ieri mattina era in Fiera a Padova, al terzo e ultimo evento nazionale del movimento prima del congresso di Firenze che vedrà la riconferma di Salvini. (ilgazzettino.it)

Se ne è parlato anche su altri giornali

La manifestazione «Siamo almeno in duemila», gongola il segretario della Liga Veneta Alberto Stefani. E c’è gente fuori e al bar, perché agli incontri di partito contano anche i corridoi. (ilgazzettino.it)

Alberto Stefani, il pre congresso della Lega a Padova si è concluso con oltre 2 mila presenze e l’annuncio di una nuova rotta per il suo partito. «La Lega è una comunità compatta, perché ha un’identità e crede in battaglie fondamentali per il progresso come l’Autonomia. (il Nord Est)

Il Carroccio cerca unità e rimarca i concetti chiave, quelli delle fondazioni e quelli del nuovo corso salviniano: si va dall’Autonomia alla lotta ai clandestini, si arriva al trumpismo ed anti-europeismo arrembante. (Corriere della Sera)

Credo si debba riconoscere a Matteo Salvini di aver compiuto un capolavoro, ricompattando attorno a lui gli orfani della “Liga del Leòn”, quella che un tempo “magnava el teròn”, unitamente a quella che era sembrata una fronda “lombarda” che voleva riproporre come centrale il tema del Nord. (tviweb)

È un Matteo Salvini che rassicura sulla tenuta della maggioranza “fino al 2032”, o, con una battuta, “se volete fino al 2052, se gli oppositori sono Schlein e Conte”; che elogia Giorgia Meloni, con la quale l’Italia si fa “ponte tra Washington e Bruxelles”; ma è anche un Salvini più che determinato a rilanciare la sua Lega nel centrodestra. (Start Magazine)

Nel rush finale della campagna prima del congresso di Firenze che si terrà il 5 e il 6 aprile, Matteo Salvini le elenca tutte senza toni ultimativi (al contrario di Roberto Calderoli che si dice pronto a vestire i panni del kamikaze, «se necessario lo faccio volentieri»), perfino sul dossier del terzo mandato è morbido. (ilmessaggero.it)