Canone Rai 2025: chi non deve pagarlo

Bocciato il taglio al canone Rai. In commissione Bilancio al Senato, Forza Italia ha infatti votato insieme all’opposizione contro l’emendamento della Lega che proponeva di ridurre la tassa televisiva a 70 euro. L’imposta tornerà dunque al prezzo originario di 90 euro per tutti, esclusi gli esonerati. La proposta, sostenuta dal Carroccio insieme a Fratelli d’Italia, è stata respinta anche grazie al voto contrario di Forza Italia, che ha motivato la decisione con l’impatto negativo sulle finanze pubbliche: la misura avrebbe ridotto di 400 milioni gli introiti della Rai, costringendo lo Stato a intervenire. (QUOTIDIANO NAZIONALE)

La notizia riportata su altri giornali

Mi dispiace che una forza di maggioranza abbia votato con il Pd e sottolineo con soddisfazione invece che la Lega ha ottenuto la rateizzazione dell’acconto di novembre da gennaio a maggio 2025. Peraltro il canone era già stato ridotto l’anno scorso con i voti di tutta la maggioranza. (Agenzia askanews)

La slavina è partita. Non si ferma lo scontro in maggioranza partito ieri sul decreto fiscale, con Forza Italia e Lega una contro l’altra sul taglio del canone Rai. Mentre FdI prova a smorzare i toni. (la Repubblica)

I leader del centrodestra cercheranno di ricomporla, ma nelle settimane verso l'approvazione della manovra ci sarà occasione per altri 'screzi'. (Fanpage.it)

Meloni arrabbiata (e delusa), il gelo con Tajani e Salvini: «Chi divide poi paga»

Il voto sul Canone Rai La maggioranza si spacca sul Canone Rai. Una lite tra Forza Italia e Lega che avrebbe fatto infuriare la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, descritta come furibonda e “inc nera”. (Virgilio Notizie)

Giornata politica molto effervescente. Convegno di Libero a Palazzo Ferrajoli, meraviglia romana con l’affaccio su Piazza Colonna. “Innovazione e Sostenibilità, il futuro dell’Energia”. Un evento che ha visto la partecipazione del management di Terna, Enel, e Acea. (Liberoquotidiano.it)

Ma le parole non bastano, tanto alto e pericoloso è ormai il falò di attriti personali, emendamenti impallinati, piccole ripicche e grandi vendette, che hanno portato la maggioranza sul filo del precipizio e scatenato la furia di Giorgia Meloni. (Corriere Roma)