Se il diritto di difendersi dimentica la diplomazia

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La Stampa ESTERI

Ieri Israele ha attaccato su due fronti. Su quello politico internazionale, alle Nazioni Unite. Benjamin Netanyahu non si è accontento di ribattere alle «calunnie», ricordando che Israele è in guerra per la sopravvivenza, ha preso di petto l’Onu chiamandola «palude di livore antisemitico». Su quello militare, colpendo il centro di comando di Hamas nel cuore di Beirut. La doppia offensiva lascia Gerusalemme più che mai isolata, anche nei confronti di Washington non avvertita dell’azione militare, ma più che mai determinata a difendersi e, quindi, ad eliminare la minaccia del movimento sciita dal Libano (La Stampa)

La notizia riportata su altre testate

Truppe e mezzi corazzati israeliani sono entrati in Libano. Secondo gli Stati Uniti per un’operazione “limitata” e volta a distruggere le infrastrutture militari di Hezbollah lungo il confine. I media libanesi, tra cui la tv al Manar, hanno riferito di colpi di artiglieria israeliana verso i villaggi di Khiyam, Wazzani, Alma el Chaab e Naqura. (Pagine Esteri)

È successo a tutti in questi mesi. Stiamo seduti davanti alla televisione accesa e sentiamo l’ennesima notizia o commento pieni di odio e disinformazione contro Israele. Possiamo reagire con la rabbia, con l’insulto diretto a chi parla, scrivere su Facebook, protestare con il direttore di testata, o rinchiuderci nell’apatia. (Shalom.it)

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Non riusciamo a capire come l’impostazione di questo dibattito dovrebbe produrre scarti in avanti nel rafforzamento delle mobilitazioni e in generale nel rilancio di un antagonismo che in questo paese è al suo minimo storico. (Infoaut)

Facebook WhatsApp Twitter Come ogni giovedì torna POLLS, la nostra rubrica settimanale dedicata ai sondaggi dall’Italia e dal mondo: questa sera dalle 21.00 andremo a vedere qual è il giudizio degli italiani su israele dopo le azioni nella regione degli ultimi mesi. (Sondaggi Bidimedia)