Amarezza Bennati: «Non abbiamo fatto una corsa dignitosa»

ZURIGO (Svizzera) – Difficile trovare qualcosa da dire su un mondiale in cui le maglie azzurre sono rimaste puntini inquadrati da lontano e sempre nelle retrovie. Tre volte qualcuno si è affacciato alla finestra. Cattaneo, entrando in una bella fuga. Bagioli, rispondendo a Pogacar e sacrificando in quel gesto ogni chance residua. Ciccone, con due tentativi di allungo. Poi, quando mancavano corca 65 chilometri all’arrivo, dei nostri si sono perse le notizie. (Bici.PRO)

La notizia riportata su altri giornali

«Ancora non ho smaltito l’amarezza del mondiale. E quando si torna a casa a mani vuote da certe competizioni, occorre chiedersi cosa si sarebbe dovuto fare per raggiungere i risultati che non sono arrivati. (Bicisport)

Con Bartali capitano (vincitore della Sanremo) la squadra azzurra si presenta al via del mondiale di Moorslede il 20 agosto 1950. (TUTTOBICIWEB.it)

Daniele Bennati torna a mente fredda a fare una analisi della prova in linea dei Mondiali di Zurigo 2024. (SpazioCiclismo)

Cosa che ha fatto invece Bagioli. Sia all'Europeo, quando il ct aveva chiesto di non correre in testa nell'ultimo km, col rischio di essere poi superato proprio prima dello sprint, sia al Mondiale quando c'era precisa richiesta di non seguire attacchi di Pogacar. (Eurosport IT)

Sul percorso di Zurigo abbiamo visto centinaia di bandiere tricolori, non le maglie azzurre. Era dal 1950, quando nessuno dei sei azzurri al via (c’era anche Bartali) arrivò al traguardo, che non andavamo così male a un Mondiale: il primo è stato Giulio Ciccone, 25° a 6’36”. (La Gazzetta dello Sport)

Un Mondiale che verrà ricordato da tutti gli appassionati, quello di Zurigo. L’attacco di Tadej Pogacar a 100 chilometri dal traguardo per mettersi addosso la maglia iridata quasi tre ore dopo è già leggenda. (InBici)